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Daniele Ceschin – In fuga da Hitler. Gli ebrei stranieri internati nel Trevigiano (1941-1943) – 2008

Daniele Ceschin
Treviso, Istresco, 176 pp., euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2008

«Prezioso» è l’aggettivo che meglio si adatta a descrivere il libro di Ceschin, nonostante i critici che scrivono recensioni spesso tendano a considerare come «minori» ricerche come questa che si occupano di temi e di territori circoscritti. In fuga da Hitler, promosso dall’Istresco, grazie ad un approfondito lavoro di scavo e consultazione di fonti archivistiche locali ricostruisce le storie di oltre trecento ebrei stranieri che a partire dal 1941 furono internati in provincia di Treviso. Provenienti dai Balcani, soprattutto da Spalato e Fiume, una volta entrati in territorio italiano furono destinati ad alcune località di internamento, dette «perimetri della razza», dove erano costretti a vivere seguendo le rigide disposizioni emanate dalla Demorazza (simili a quelle adottate per i confinati politici). Quasi un centinaio furono confinati ad Asolo, mentre altri gruppi di varia entità si trovavano a Valdobbiadene, Possagno e Crespano del Grappa, oppure sparsi in una ventina di località minori. Dopo aver tratteggiato, in maniera forse troppo concisa, un quadro della presenza di ebrei stranieri in Italia negli anni del secondo conflitto mondiale, il volume si fa più originale quando incrociando documenti d’archivio a interviste a testimoni mette in luce tanti piccoli spaccati di esistenze «normali»: i ritmi lenti della giornata, le difficoltà quotidiane, la scarsità di generi alimentari, le ansie per i familiari e gli amici e l’ostacolo della censura. È su questa gente comune che si abbatte la furia fascista e nazista: non sui fantomatici ebrei da caricatura divulgati a piene mani dalla stampa del tempo.Confermando altri studi, l’esame delle carte fatto da Ceschin fa emergere sia l’accanimento amministrativo di tanti burocrati ed esponenti politici fascisti locali, sia i tanti episodi di intolleranza esistenti a livello popolare contro gli internati, rei di essere «stranieri» oltre che di professare una religione diversa da quella della popolazione indigena «cattolica e fascista». Il volume ricostruisce anche i percorsi di alcuni ebrei stranieri in fuga, soffermandosi in particolare sulla vicenda dei genitori di Renato Mannheimer che si salvarono grazie all’intervento di un «giusto» rimasto ignoto. Nella seconda parte il libro presenta 356 schede biografiche, con data e luogo di nascita, nomi dei genitori, luogo di provenienza, data di ingresso in Italia e, dove possibile, cenni sulle vicende personali durante la guerra. Modello di riferimento sono qui le ricerche del Cdec che hanno portato alla pubblicazione de Il Libro della Memoria. In fuga da Hitler si conclude opportunamente con alcuni cenni al dopo 1945: al difficile ritorno a casa di alcuni fuggiaschi e all’emigrazione in Palestina di numerosi sopravvissuti alla Shoah. Sono squarci significativi che invitano a confrontarsi con un tema su cui la storiografia più recente ha iniziato a riflettere.

Andrea Villa