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Daniele Menozzi, Giovanna Procacci, Simonetta Soldani (a cura di) – Un paese in guerra. La mobilitazione civile in Italia (1914-1918) – 2010

Daniele Menozzi, Giovanna Procacci, Simonetta Soldani (a cura di)
Milano, Unicopli, 389 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume raccoglie le relazioni presentate al convegno organizzato dal Convitto «Cicognini» di Prato nel novembre 2008. Fra i più prestigiosi convitti nazionali d’età liberale, sotto la guida del rettore Paolo Giorgi il «Cicognini» si offrì a modello di un’educazione patriottico-nazionale dei giovani – incentrata sul rapporto tra scuola, associazionismo borghese ed esercito – che nutrì l’«etica della mobilitazione» nel 1914-15 e trovò piena attuazione negli anni di guerra. Per questa sua esemplarità, ancorata tuttavia a uno specifico contesto locale, la storia del Convitto diventa occasione di una riflessione sulle forme della mobilitazione civile durante il conflitto articolata in quadri generali e immersioni nelle vicende pratesi. Le tre sezioni di cui si compone il volume indagano altrettanti nodi storiografici: la militarizzazione del fronte interno la prima parte, ossia la scelta di esautorare il Parlamento e affidare alle autorità militari ampi poteri in ambito civile, nell’intento di superare le fratture sociali prodotte dall’intervento e contenere il dissenso popolare alla guerra, mai riassorbito e semmai censurato o astrattamente evocato in quella campagna contro i «disfattisti» che pose le «premesse per la “guerra civile” che avrebbe caratterizzato il dopoguerra» (G. Procacci, p. 20, L. Tomassini, C. Latini, R. Bianchi). La seconda parte è dedicata al ruolo della scuola nella mobilitazione patriottica del fronte interno, quale «osservatorio privilegiato» per verificare la peculiare strategia della classe dirigente italiana nella costruzione del consenso alla guerra, incentrata su un’attivazione dei ceti medi tanto opportunamente «spontanea» quanto in realtà «innescata, favorita e pilotata dall’alto» (A. Fava, p. 151), quindi ancora sul decisivo apporto della scuola e della stampa per l’infanzia alla «cultura di guerra», tra conformismi e scarti dettati dai ruoli e dalle rappresentazioni di genere nel caso delle maestre e delle donne in generale (S. Soldani, L. Guidi, M. Moretti e B. Pisa, in verità inclusa nella sezione precedente). La terza parte, infine, affronta la questione del ruolo svolto dalla Chiesa a sostegno dello sforzo bellico nazionale, della legittimazione religiosa della guerra e della ricezione nel mondo cattolico della nota pontificia sull’«inutile strage» dell’agosto 1917, entrambe da leggersi a fronte di quel «profondo intreccio ideologico tra nazione e cattolicesimo» (D. Menozzi, p. 272) che rese l’esperienza di guerra un’occasione di risacralizzazione della società italiana e in alcuni casi favorì un’autonoma e «secolare» sacralizzazione della patria (M. Paiano, M. Malpensa, C. Caponi, A. Giaconi). La commistione di nazionalismo e cattolicesimo risulta uno dei lasciti più significativi della guerra, assieme alle trasformazioni nei rapporti tra generi e generazioni favorite proprio dalla militarizzazione e mobilitazione civile. Nel complesso, quindi, il volume conferma quadri storiografici già consolidati anche grazie alle precedenti ricerche degli studiosi e delle studiose qui presenti, benché non manchino apporti originali su alcune figure e vicende pratesi e nazionali.

Catia Papa