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di), Storie di giustizia riparativa. Il Sudafrica dall’apartheid alla riconciliazione

Gian Luca Podestà, Claudia Mazzucato, Arturo Cattaneo (a cura di)
Bologna, il Mulino, 254 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2017

La Truth and Reconciliation Commission (Trc) del Sudafrica si propone come una
delle esperienze più innovative di giustizia per la riconciliazione dell’ultimo quarto dello
scorso secolo. Istituita nel 1995 per volontà di Nelson Mandela e posta sotto la direzione
dell’arcivescovo Desmond Tutu, si differenzia da altre esperienze simili, in Africa come
in America Latina, per molti aspetti: la volontà innanzitutto di disvelare la «verità» e non
di occultarla in nome della riconciliazione; l’idea di fare della «verità» sui crimini politici
commessi la moneta di scambio di una eventuale amnistia su base individuale; la divulgazione
e la rappresentazione pubblica delle audizioni e delle testimonianze di vittime e
persecutori con una esposizione mediatica quotidiana che ha coinvolto emozionalmente
l’intera popolazione sudafricana; e infine per la pubblicazione di un monumentale rapporto
finale interamente consultabile in rete (http://www.justice.gov.za/trc/).
È in parte per queste ragioni, che la Trc è stata l’oggetto, dalla sua istituzione sino
ad oggi, di una vastissima messe di studi basati su una grande varietà di discipline: storia,
politologia e sociologia/antropologia politica, diritto, studi culturali, critica letteraria,
teatrale e cinematografica, linguistica, teologia, psicologia e psicanalisi. Una ricerca che,
contrariamente a quanto è spesso avvenuto per altre «commissioni verità e giustizia» in
Africa ma in linea con la natura interna del processo politico che ha condotto alla istituzione
della Commissione, è stata prevalentemente condotta da studiosi sudafricani e che
quindi si presenta come un riflesso del dibattito pubblico e politico nazionale.
Il volume, curato dai docenti della Cattolica di Milano Gian Luca Podestà, Claudia
Mazzucato e Arturo Cattaneo, riflette questa sostanza interdisciplinare degli studi sulla
Trc, affiancando a una prima parte di contributi tesi ad approfondire la relazione tra teologia
e politica, una seconda parte focalizzata sulle dimensioni giuridiche, e infine una
terza sezione dedicata alle «testimonianze e narrazioni» in letteratura e cinema. Di grande
interesse sono in particolare i saggi di studiosi sudafricani come il teologo John W. de
Gruchy, che ha anche il merito di contestualizzare politicamente e storicamente il dibattito
all’interno della resistenza antiapartheid su non violenza e riconciliazione: obiettivo o
mezzo della liberazione? (p. 26).
E ci piace in ultimo segnalare il capitolo VIII che riporta il dialogo (a cura di Claudia
Mazzucato) tra Albie Sachs e Pumla Gobodo-Madikizela: il primo, freedom fighter bianco,
in esilio in Mozambico dove subì un cruento attentato ordito dai servizi dell’apartheid, poi
giudice della Corte costituzionale; la seconda, psicologa nera, membro della Trc, che ha
ripetutamente intervistato Eugene de Kock, capo di una delle unità più sanguinarie della
polizia segreta del regime dell’apartheid, e soprannominato dalla stampa Prime Evil.

Maria Cristina Ercolessi