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Dianella Gagliani – Brigate nere. Mussolini e la militarizzazione del Partito fascista repubblicano, Prefazione di Claudio Pavone – 1999

Dianella Gagliani
Bollati Boringhieri, Torino

Anno di pubblicazione: 1999

“[…] Una volta imboccata la strada di mettersi a capo del nuovo governo di collaborazione con il Terzo Reich, Mussolini si apprestò a stare al tavolo da gioco non nei panni della comparsa, bensì in quelli di primo attore” (p. 45). Questa affermazione sintetizza uno dei principali elementi interpretativi del saggio di Gagliani, che apporta un sostanziale contributo alla storia della Rsi: riconduce il ruolo di Mussolini a quello di protagonista attivo anche della parabola conclusiva dell’ultimo fascismo, contro ogni immagine di semplicistica e passiva subordinazione del duce ai tedeschi da una parte e agli estremisti del Pfr dall’altra. In secondo luogo, ed in relazione diretta con tale riconsiderazione dell’azione di Mussolini, corregge la consolidata rappresentazione delle Brigate nere come apparato frutto del disegno di Pavolini di militarizzazione del partito. Al contrario, Pavolini è proposto con il profilo dell’esecutore di ordini emanati da Mussolini e nei panni del “miglior mediatore” di cui potesse allora disporre il duce. Con ciò gettando un nuovo fascio di luce sulle responsabilità dei singoli dirigenti fascisti nel promuovere e alimentare la guerra civile in Italia.
Le Brigate nere nascono infatti per combattere la Resistenza: lo dimostra la stessa concomitanza con la fase di maggiore espansione del movimento partigiano e con l’emanazione degli ordini con cui Kesselring inasprisce la repressione e amplia i margini di libertà d’azione dei singoli reparti. Ma le Brigate nere rispondono anche all’esigenza di ricompattare ciò che resta del partito, riconfermando Mussolini – che ora dispone di una milizia armata a lui fedele – come una guida indiscussa contro ogni eventuale critico ed oppositore. In questo senso, Gagliani molto opportunamente (e contro ogni visione che enfatizzi esclusivamente gli aspetti caricaturali del senso comune sui “repubblichini”, ovvero la rappresentazione del fascismo repubblicano come ritorno alle origini, allo squadrismo del 1919-22) mette in risalto la rivelazione della natura intrinsecamente totalitaria (e, in molte componenti, filonazista) del fascismo di Salò. Anche Gagliani peraltro distingue – con analogie ma anche con significative differenze rispetto al volume di Ganapini – tra le varie anime che lo connotano (i rinnovatori, i sindacalisti-socializzatori, i nazionalisti, gli squadristi-combattenti). Ma le riconduce comunque alla funzione di tramite che rivestono tra gli italiani dei territori della Rsi e gli occupanti tedeschi. Cui i fascisti di Salò offrono anche un “di più” di violenza, da Gagliani riconsiderato ed analizzato anche sulla base delle riflessioni svolte da Claudio Pavone in Una guerra civile, che anche da questo volume emerge come una chiave di volta nel rinnovamento dei temi e delle interpretazioni del 1943-45.

Luca Baldissara