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Diario di Ponary. Testimonianza diretta del genocidio ebraico in Lituania, 1941-1943

Kazimierz Sakowicz
Milano-Udine, Mimesis, 123 pp., € 12,00

Anno di pubblicazione: 2018

È un merito dell’editore Mimesis quello di aver reso disponibile al pubblico italiano una delle più importanti testimonianze dirette sullo sterminio – perpetrato in buona par- te nei luoghi in cui vivevano e a colpi d’arma da fuoco – degli ebrei lituani a partire dal 1941. La località menzionata nel titolo è infatti quella, poco lontano dalla città di Vilnius, ove la popolazione ebraica della cosiddetta «Gerusalemme lituana» (fino al 1939 uno dei più importanti centri culturali dell’ebraismo ashkenazita) venne sterminata dai nazisti, assistiti da collaboratori reclutati in loco. L’a., un giornalista polacco residente poco lontano dai luoghi dove ebbero luogo le fucilazioni, descrive eventi verificatisi tra luglio 1941 e novembre 1943; egli presumibilmente continuò a scrivere fino alla sua morte nel luglio 1944, ma sfortunatamente la parte finale del diario non è stata mai ritrovata.
Il testo descrive, in tono generalmente fattuale, una sequenza di eventi spesso raccapriccianti, offrendo al lettore un’idea della perversa «normalità» instauratasi nel corso dello sterminio – avvenuto in più fasi nell’arco di quasi tre anni – degli ebrei lituani. L’a. propone una ricostruzione degli eventi in cui gli ausiliari lituani appaiono come protagonisti dei massacri e delle spoliazioni a esse connesse, mentre il ruolo degli occupanti nazisti è quasi relegato in secondo piano. Pur fondata su dati di fatto incontrovertibili – effettivamente i paramilitari reclutati in loco effettuarono, quasi sempre però sotto supervisione tedesca, gran parte delle esecuzioni – tale visione degli eventi è nondimeno influenzata dal fatto che Sakowicz faceva parte del movimento resistenziale polacco, che si opponeva non solo agli occupanti nazisti ma anche ai nazionalisti lituani che rivendi- cavano il controllo della città. La sua è, dunque, una testimonianza «di parte» – un fatto questo che, senza attenuarne minimamente il valore, va tenuto ben presente ai fini di una lettura avvertita del testo.
Peraltro, l’edizione italiana si basa sulla versione tradotta in inglese del diario, originariamente redatto in polacco, e ne riprende l’Introduzione del curatore Yitzhak Arad. Tale Introduzione contestualizza però la terribile vicenda narrata unicamente nell’ambito della storia della Shoah, e da essa il lettore non ha modo di conoscere le più complesse vicende che fecero da sfondo all’eccidio della popolazione ebraica (come il conflitto polacco-lituano per il controllo della città che perdurò sia durante la prima occupazione sovietica che nel corso di quella nazista, e da ultimo venne risolto dai sovietici espellendo la popolazione di lingua polacca dopo la guerra). L’edizione italiana, purtroppo, non propone un apparato critico o una prefazione che pongano rimedio a queste mancanze.

Antonio Ferrara