Cerca

Ebrei a Milano. Due secoli di storia fra integrazione e discriminazioni

Rony Hamaui
Introduzione a cura di Gad Lerner, Bologna, il Mulino, 320 pp., €. 28,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il lavoro porta alla luce una storia ancora poco nota al grande pubblico e anche agli addetti ai lavori: la storia della comunità ebraica di Milano. Nel filone degli studi sulle comunità ebraiche italiane, infatti, mancava un contributo monografico su Milano e Rony Hamaui colma questa lacuna con una ricognizione di ampio raggio dalla seconda metà dell’800 ai giorni nostri.
Il libro, in realtà, narra due storie intrecciate: da un lato quella della nascita e dello sviluppo della comunità; dall’altro quella della partecipazione degli ebrei alla vita sociale, politica, economica e culturale della città. Si tratta di due storie congiunte sin dalle origini della comunità. Dopo l’espulsione dal Ducato di Milano nel 1597, infatti, gli ebrei tornarono a insediarsi nel capoluogo lombardo soltanto dalla prima metà dell’800. La loro presenza fu istituzionalizzata nel 1866 con la fondazione del Comitato israelitico di Milano come ente autonomo rispetto alla comunità ebraica di Mantova. La città, però, era priva di quel reticolo di istituzioni e tradizioni che caratterizzava invece molte altre città italiane dove la presenza ebraica era stata ininterrotta nel corso dei secoli. Gli ebrei, pertanto, si trovarono a dover creare una comunità sostanzialmente ex novo, che si configurò negli anni immediatamente successivi all’emancipazione e che crebbe di pari passo con la loro integrazione nella nazione e con l’emergenza di Milano come capitale economica e culturale d’Italia.
La narrazione rispecchia le due storie intrecciate degli ebrei a Milano alternando l’esposizione delle principali vicende istituzionali della comunità (per esempio la fondazione della sinagoga nel 1892; l’apertura dell’asilo e della scuola ebraica; l’affacciarsi del sionismo a inizio ’900; la creazione della rete di organizzazioni assistenziali durante la seconda guerra mondiale), con la ricostruzione di illustri esperienze culturali, politiche ed economiche milanesi compiute da personalità ebraiche (per esempio il patrocinio di Enrico Guastalla nella fondazione del Museo del Risorgimento; Prospero Moisé Loria, padre della Società Umanitaria; Luigi Luzzatti a capo della Banca Popolare di Milano; la famiglia Treves, fondatrice dell’omonimo colosso editoriale; Anna Kuliscioff, anima del socialismo italiano).
Come si evince da queste sintetiche note, il libro solleva moltissime suggestioni che però, nella maggior parte dei casi, rimangono tali. Vicende e figure, infatti, sono per lo più tratteggiate e accennate, mentre meriterebbero un approfondimento più dettagliato per uscire definitivamente dal cono d’ombra in cui sono rimaste finora. Ciò, a mio parere, è dovuto al tipo di fonti su cui si basa la ricerca. La ricostruzione, infatti, si avvale perlopiù di fonti bibliografiche secondarie – e talora nemmeno tra le più aggiornate –, a volte di articoli tratti dalla stampa ebraica coeva e molto più raramente di documenti originali. La voglia di «saperne di più» che si avverte leggendo è molto forte: è merito di Hamaui averla suscitata e starà a ricerche più approfondite e stringenti soddisfarla.

Sara Airoldi