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Edgar Hösch – Storia dei Balcani – 2006

Edgar Hösch
Bologna, il Mulino, 126 pp., euro 10,00 (ed. or. München, 2004)

Anno di pubblicazione: 2006

Nel ricco panorama della storiografia tedesca sull’Europa Orientale Edgar Hösch ha da tempo acquisito un posto rilevante. Studioso dei processi di formazione culturale e di quelli identitari etnici, si è cimentato in grandi opere di sintesi sulla storia della Russia e dei paesi balcanici, così come in opere di carattere didattico e in quelle funzionali alla conoscenza della realtà attuale dell’Europa postcomunista. Meglio tardi che mai dunque l’editoria italiana ha scoperto sia con Einaudi che con il Mulino questo autore. La Storia dei Balcani è la traduzione di un’operetta di sintesi pubblicata da Hösch nel 2004. La data è indicativa, perché segna l’ingresso nell’UE di Ungheria e Slovenia, due paesi del Sud-est europeo (categoria geostorica elaborata dalla cultura germanica in alternativa a quella di Balcani), avanguardia dell’entrata quest’anno di Bulgaria e Romania, per non parlare di quella prevista in seguito di altri Stati della regione. In questo contesto si pone il lavoro di Hösch teso ad esaltare gli aspetti che dimostrano il carattere europeo della regione e al tempo stesso la specificità della stessa in quanto «regione di confluenza e fusione di elementi provenienti dalla cultura occidentale, bizantina, europea e orientale» (p. 22), già a suo tempo sottolineati con forza da Maria Todorova. Il tema dell’europeità e della particolare europeità della regione è sì oggetto specifico del primo capitolo, ma percorre come un fil rouge gli altri tre capitoli dedicati al Medioevo e al dominio ottomano, alla nascita e allo sviluppo dello Stato nazionale, al periodo comunista e post-comunista della regione. Hösch osserva che i cinque secoli di dominazione ottomana non hanno mai interrotto del tutto la comunicazione tra i Balcani e l’Occidente cristiano (p. 24) e i mille anni di separazione tra cattolici e ortodossi «hanno lasciato tracce che non si possono cancellare», ma subito dopo ricorda l’importanza per la Chiesa ortodossa del pensiero teologico cristiano occidentale (pp. 34-35); rifiuta quindi la teoria di Huntigton dello «scontro di culture» funzionale all’emarginazione dei Balcani ortodossi e alla Turchia musulmana (p. 90). Il largo spazio dedicato a nascita e sviluppo degli Stati nazionali nei Balcani desta qualche perplessità poiché sembra che Hösch rimanga incerto tra una teoria perennista (da qui la sua parziale accettazione dell’idea di «risveglio» della nazionalità) ed una di costruzione della nazione; altrettanto perplessi si può rimanere nel suo fare risalire i limiti della modernizzazione dei paesi balcanici prima del 1940 solo alla politica delle grandi potenze, trascurando quanto scriveva Rotschild sul ruolo dell’irredentismo nazionalista nella vita politica e del privilegio sociale nell’uso del debito pubblico. La traduzione spesso lascia a desiderare (es. i pomaci o pomai, cioè i musulmani di lingua bulgara diventano «polacchi di lingua bulgara»!, p. 84; le azioni militari della NATO sono state «crude», p. 86). Utili cronologia e lista di letture consigliate.

Armando Potassio