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Emilio Gentile (a cura di) – , Modernità totalitaria. Il fascismo italiano, – 2008

Emilio Gentile (a cura di)
Roma-Bari, Laterza, XX-244 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2008

Obiettivo del volume – e del convegno, svoltosi a Roma nel 2006, da cui è scaturito – è quello di illustrare «storicamente», attraverso dieci interventi articolati in tre parti, intitolate Fede e repressione, Estetica e propaganda, O Roma o Mosca, «alcuni aspetti importanti del fascismo come esperienza di modernità totalitaria» (p. V). Il libro si caratterizza per la scelta felice di tenere insieme l’elaborazione ideologica relativa ai temi citati – con saggi sulle religioni politiche nel fascismo e nel nazionalismo (M. Cattaruzza), sugli antifascisti italiani di fronte al totalitarismo fascista (S. Colarizi), sull’estetica fascista (E. Braun, G. Ciucci e E. Sturani), sull’interpretazione fascista del bolscevismo (L. Zani) – con alcune pratiche politiche nel regime: dalla repressione (M. Canali) al funzionamento di una federazione provinciale quale quella romana (A. Staderini), alla costruzione della Roma fascista (V. Vidotto) e ai riti della Corona durante il regime (C. Brice). Ne esce un quadro in cui l’interconnessione tra elaborazione ideologica e pratica politica è fondamentale e passibile di ulteriori ricerche e riflessioni: ed è questo un aspetto che avrebbe potuto essere maggiormente valorizzato nell’introduzione al volume.Alcuni punti specifici ci sembra poi meritino di essere rilevati brevemente in questo contesto. In primo luogo l’attenzione di Canali alla profonda correlazione tra repressione e consenso e la presa di distanza, su questo punto specifico, da Renzo De Felice e dalla sua interpretazione sulle forme e sul senso da attribuire al «consenso» degli italiani al regime fascista (tema, quest’ultimo, che è fondamentale nel volume). In secondo luogo, la riflessione sul «pluralismo» fascista nelle arti di Braun (ripresa da Gentile nell’introduzione che, significativamente, parla piuttosto di «eclettismo»): l’a. considera la varietà degli stili artistici legittimati nel fascismo come strumento di costruzione del consenso nel fascismo e non come segno di un «totalitarismo imperfetto». Brice dimostra infine l’importanza del ruolo della Monarchia anche negli anni ’30, come strumento di consenso e fondante della politica di quegli anni, rivalutandone il ruolo e l’importanza politica nel regime, a fronte di una storiografia che ha faticato a studiare le caratteristiche della Monarchia e il suo ruolo in questa fase.All’interno di un volume piuttosto omogeneo, ci sembra però doveroso segnalare il titolo in parte fuorviante dell’ultima sezione, O Roma o Mosca. L’articolo di Zani che chiude la sezione – caratterizzata da articoli interessanti su Roma e il fascismo – analizza i viaggi e le elaborazioni fasciste (italiane) intorno al regime bolscevico. Se, da una parte, questo saggio serve a ricordarci l’importanza della teoria del totalitarismo come strumento di comparazione, confermandolo attraverso l’analisi dei contemporanei, dall’altra è anche una dimostrazione della difficoltà degli stessi di tenere dentro ad un quadro omogeneo, e nel corso di tutto il periodo fascista, l’analisi del bolscevismo e quella del fascismo. Segno che i contenuti, oltre che le forme – e la strategia – della politica hanno una loro notevole rilevanza.

Giulia Albanese