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Enzo Collotti, Renato Sandri e Frediano Sessi (a cura di) – Dizionario della Resistenza, vol. I, Storia e geografia della Liberazione – 2000

Enzo Collotti, Renato Sandri e Frediano Sessi (a cura di)
Einaudi, Torino

Anno di pubblicazione: 2000

Riesce difficile sintetizzare e discutere criticamente i contenuti di questo Dizionario. Ciò perché l’operazione editoriale manca ancora del secondo volume, e perché la complessità e la quantità delle voci non consentono facili giudizi d’insieme, che rischiano quindi di consumare ingiustizie o apparire sommari. Si può tuttavia affermare che quest’opera tenta di segnare un momento di discontinuità nella pubblicistica resistenziale. Nel senso che rappresenta uno sforzo di sintesi di una ormai vastissima letteratura, registrando così un’esigenza storiografica di ricomposizione dei risultati di una molteplicità di studi locali – talora localistici – e di una messe memorialistica di diseguale livello. Può dunque costituire un contributo alla riconduzione della Resistenza alla storia d’Italia, ad una visione à part entière del biennio 1943-45. Lo dimostra la scelta di inserire voci relative all’antifascismo ed alla crisi del fascismo (Ganapini), alla Rsi (Poggio), all’occupazione tedesca (Collotti), all’8 settembre ed alla campagna d’Italia (Rochat), alla deportazione (Mantelli e Picciotto), al Regno del Sud (Chianese), all’internamento militare (Labanca), alla resistenza all’estero (Muraca). Nello stesso tempo si apre a temi nuovi: la resistenza civile (Bravo), le stragi e le rappresaglie (Collotti e Matta), il diritto e la legislazione di guerra (Gallo). Né si può omettere un ulteriore elemento di novità: l’ampio spazio dedicato nella seconda parte del volume alla geografia – grazie a voci di carattere regionale e urbano – delle diverse realtà territoriali in cui si sviluppa in tempi e forme differenti la Resistenza.
Questo Dizionario registra dunque lo sviluppo della storiografia recente, la frammentazione – anche positiva – delle ricerche, del resto invocata nell’Introduzione come reazione agli “a priori logici o ideologici” che hanno a volte distorto la storia e la memoria della Resistenza. Non si possono però non scorgere i rischi che la frammentazione delle voci che ne deriva entri in contraddizione con l’esigenza di sintesi. Giacché la tutela della complessità dei nuovi indirizzi storiografici può finire con lo stemperare proprio le specificità del fenomeno resistenziale, lasciato alla definizione di poche voci generali o atomizzato in quelle regionali e locali, non ricomposte in una disamina del rapporto tra forme della guerriglia e caratteristiche ambientali. Per salvaguardare la ricchezza dei nuovi approcci si incorre nel pericolo di appannare le potenzialità di una lettura storiografica complessiva della Resistenza, lasciata alla capacità del lettore di ricomporre una “sintesi della sintesi”. Non favorita peraltro dal carattere editoriale delle voci, dove la miscela di fatti ed interpretazioni risulta in più d’un caso irrisolta, restituendo un’immagine spesso schematica degli eventi per il lettore alla ricerca di informazioni e una troppo avara rassegna interpretativa per lo specialista bisognoso di bilanci e bibliografie, talora eccessivamente essenziali.

Luca Baldissara