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Ettore Passerin d’Entrèves. Uno storico «eretico » del Novecento

Angelo Bianchi, Bartolo Gariglio (a cura di)
Brescia, Morcelliana, 408 pp., € 32,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume, che raccoglie le relazioni presentate al Convegno svolto in occasione del
centenario della nascita di Passerin d’Entrèves (1914-1990), consente una conoscenza
sistematica non soltanto del suo contributo alla ricerca storica ma della sua biografia, della
sua operosa presenza nella vita civile e politica.
Primo libro nel 1940: La Giovinezza di Cesare Balbo – ampia rielaborazione della
tesi di laurea scritta con la guida di G. Solari. Poi la Resistenza, l’espatrio in Svizzera,
la partecipazione al Cln della Valle d’Aosta, presieduto da F. Chabod, documentati nel
saggio di F. De Giorgi che illustra il suo percorso dal cattolicesimo liberale gobettiano alla
Sinistra cristiana. Nel 1946 inizio dell’insegnamento al Liceo Michelangelo di Firenze poi
all’Università di Pisa (1948-1961, in cattedra dal 1956). Nelle ricerche degli anni ’50 sul
giansenismo toscano sviluppò una nuova «interpretazione del riformismo politico-religioso
settecentesco» (M. Rosa, p. 164). Innovative furono anche le sue indagini sulla storia
religiosa del Risorgimento, oltre lo schema tradizionale Risorgimento-antirisorgimento,
le sue riflessioni «sull’intersezione biunivoca tra il politico e il religioso, l’importanza attribuita
all’analisi del religioso nel politico» (F. Traniello, p. 24), le sue ricerche sul processo
di formazione dello Stato italiano, con una attenzione costante al dibattito storiografico,
ai problemi di natura teorica e metodologica. «Uno storicismo cristiano – ma laico, perché
strutturalmente disposto al dialogo, “rappresentò” lo scenario concettuale e valoriale
più pertinente alla sua sensibilità di storico e di credente» (Traniello, pp. 15-16).
Al periodo pisano – ma si veda anche il documentato contributo di M. Moretti, Fra
Roma e Pisa – risale la collaborazione ai «Quaderni di cultura e storia sociale», fondati con
G. Merli: luogo di confronto fra studiosi di diversa provenienza, ma con l’obbiettivo di
contribuire – con S. Cotta, F. Fonzi, P. Scoppola, G. Verucci – a delineare una storiografia
critica di ispirazione cattolica, anche promuovendo nuovi temi e nuove sensibilità per
lo studio della storia contemporanea. Ai fecondi anni pisani risale anche il bel volume
su L’ultima battaglia politica di Cavour (1956) e l’intreccio, che caratterizzò anche quelli
successivi, fra attività di ricerca, insegnamento, opera di «promotore di cultura» (la collaborazione
alla Rai fra 1956 e 1958, illustrata da M. Margotti).
Al trasferimento alla Cattolica nel 1961, in un periodo di trasformazione degli assetti
interni dopo la scomparsa di p. Gemelli, è dedicato il saggio di Bianchi; il documentato
saggio di Gariglio illustra invece il periodo torinese (1965-1990), caratterizzato come i
precedenti dallo stretto rapporto tra didattica e ricerca, durante il quale pubblicò i più
impegnativi lavori di sintesi (Ideologie del Risorgimento, L’idea e i moti di nazionalità) e
affrontò nuovi temi di ricerca ( dalla Prussia prima del 1848 al modernismo e all’antimodernismo,
fino alla storia del movimento operaio torinese).

Pier Luigi Ballini