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Eugenio Capozzi (a cura di) – Le costituzioni anglosassoni e l’Europa. Riflessi e dibattito tra ‘800 e ‘900 – 2002

Eugenio Capozzi (a cura di)
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 238, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2002

Un lapidario Maranini scriveva nel 1963: ?l’esperienza che anima di sé tutto quanto vi è di genuino e di vitale nelle libertà contemporanee è […] l’esperienza britannica?. Sul piano storico, in che misura appare oggi condivisibile tale affermazione? Può dirsi così anche per ciò che attiene alla faccia decisiva della moderna libertas europea rappresentata dal suo costituzionalismo? Vecchia storia, in effetti, quella dell’influenza del costituzionalismo anglosassone (nella doppia versione britannica e statunitense) sulle evoluzioni teoriche e pratiche dei sistemi politici europei in età contemporanea. Questione tanto antica da risultare, a volte, un luogo comune privo dei necessari riscontri storici.
Il volume, raccogliendo gli atti di un incontro svoltosi al Suor Orsola Benincasa di Napoli nel 2001, traccia alcune linee storiografiche e interpretative sul rapporto non lineare, a volte sfuggente, spesso solo teorico, tra modelli anglosassoni e prassi dei mutamenti costituzionali europei. L’impegno del curatore e dei contributori ci stende davanti un tappeto di domande dagli intrecci ampi e complessi. Dalla lettura emerge come ? a cavallo tra due secoli fondanti la modernità politica ? la ricezione delle forme costituzionali anglosassoni si sia declinata sul continente europeo non tanto in concrete esperienze istituzionali, giuridiche, politiche, quanto per ?suggestioni? (secondo la sgusciante categoria proposta da Tommaso Edoardo Frosini nel contributo sulla forma di governo dell’Italia repubblicana), tenui ?riflessi?, ?contaminazioni?, posizioni dottrinarie strette nel ?binomio inscindibile imitazione/differenziazione? rispetto alla forza dei modelli inglese e americano (quest’ultimo veicolato da un tale surplus di potenza politica da far velo alle capacità di esame critico del suo sistema). Gli autori hanno determinato un passo avanti sulla via dell’abbandono del formalismo giuridico nell’analisi dei temi trattati, soprattutto individuando strumenti e metodi della ricerca storica come unica possibilità di comprendere davvero il ruolo delle costituzioni anglosassoni nella vicenda europea. Dai saggi appare però evidente quanta strada rimanga da percorrere verso acquisizioni meno provvisorie, frutto di studi sul campo e non di riconoscimenti ad un primato costituzionale da verificare nella prassi. Le stesse (marcate) peculiarità nazionali nell’accogliere o respingere simili modelli ne sono prova: dal quadro di lungo periodo tracciato da Piero Craveri (che indagando «l’origine storica del costituzionalismo in Occidente» segna forti differenze nell’uso e significato delle categorie costituzionali in Europa e nelle realtà anglosassoni) al dibattito sulle istituzioni britanniche in Francia tra Restaurazione e III Repubblica (Maurizio Griffo e Gaetano Quagliariello), dalla Germania tra ‘800 e ‘900 (Franco Ferraresi) all’Italia liberale (Fulvio Cammarano) e repubblicana (Frosini), dalla Russia fino al 1905 (Giovanna Cigliano) alle posizioni in Italia di Maranini (Eugenio Capozzi) fino agli attuali dibattiti sulla costituzione della Comunità europea filtrati attraverso le idee di Carl Joachim Friedrich (e qui Mario Comba dà la misura di quanto sia ancora aperta la relazione costituzionale tra due mondi contigui ma non sovrapponibili).

Enzo Fimiani