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Fabrizio Giulietti – Il movimento anarchico italiano nella lotta contro il fascismo. 1927-1945 – 2003

Fabrizio Giulietti
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, pp. 445, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2003

L’autore è un giovane storico che collabora con la cattedra di storia contemporanea della Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università ?La Sapienza? di Roma ed è alla sua prima opera, di dimensioni più che rispettabili, che sembra ricalcare la tesi di dottorato. Il volume segue le tappe di quasi un ventennio di attività anarchiche raggruppandole secondo una scansione biennale fino alla Seconda Guerra mondiale. Purtroppo non è presente un’introduzione vera e propria che esponga le linee di fondo della ricerca e le ipotesi di partenza e nemmeno un bilancio finale che tiri le somme di questo sforzo peraltro apprezzabile.
I nodi tematici e le problematiche politiche e ideologiche dell’anarchismo del periodo sono affrontati con buone capacità di approfondimento e una simpatia che non trascende in parzialità. Si considerano sia le attività clandestine che quelle svolte all’estero, sia la propaganda ideale e le agitazioni locali che le iniziative più esplicitamente violente contro esponenti e strutture del regime, sia la ricerca delle alleanze in nome dell’antifascismo che le prevedibili polemiche interne, fra le tendenze pro e contro l’organizzazione stabile, ed esterne con le altre formazioni. È dedicato notevole spazio alla ricostruzione dei tre attentati al duce rivendicati da militanti anarchici. Secondo il movimento, ricorda Giulietti, la morte di Mussolini avrebbe messo in crisi l’intero regime favorendo l’attesa insurrezione popolare. L’autore riflette adeguatamente sulla partecipazione italiana alla rivoluzione e alla guerra in Spagna, il paese nel quale l’anarchismo in esilio investì ogni energia conoscendo una fase iniziale di grande affermazione seguita da una cruda sconfitta, ad opera dello stalinismo e del franchismo. Giulietti non dimentica che qui fu stroncato il movimento anarchico più potente sullo scenario mondiale e che le componenti libertarie internazionali, accorse già nell’agosto del 1936, furono costrette a seguire il declino del movimento anarcosindacalista iberico. Anche da ciò derivò il ruolo sostanzialmente secondario avuto dagli anarchici italiani nella lotta resistenziale.
Nel Prologo Simona Colarizi afferma che questo volume colmerebbe il vuoto storiografico esistente sul versante libertario dell’opposizione alla dittatura. In realtà, non si possono ignorare i precedenti lavori di raccolta e di rielaborazione apparsi da una decina d’anni; quantomeno vanno ricordati quelli di Luigi Di Lembo e Giorgio Sacchetti, nonché altri volumi pubblicati da editori minori quali Zero in condotta di Milano o la Biblioteca Franco Serantini di Pisa. In vari punti del testo e nella bibliografia finale si notano approssimazioni e refusi, forse editoriali, che non giovano ad uno studio condotto peraltro con notevole spirito analitico (come testimoniano le quasi novecento note) e, nel complesso, una buona padronanza delle fonti archivistiche e a stampa. L’assenza di un indice dei nomi, come avviene in questa collana per infelice scelta editoriale, non permette purtroppo di muoversi agevolmente tra le migliaia di militanti e luoghi citati.

Claudio Venza