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Fascisti a Roma. Il Partito nazionale fascista nella capitale (1921-1943)

Alessandra Staderini
Roma, Carocci, 284 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2014

Nella bella collana storica di Carocci “Frecce” il volume di Staderini ricostruisce, dalle origini fino al crollo del regime, l’organizzazione della Federazione fascista di Roma, il suo personale dirigente, le funzioni svolte, il rapporto complesso con la vita politica nazionale e gli organismi di partito presenti nella capitale. Si tratta di uno studio utile che, facendo ricorso soprattutto alla stampa, scandisce l’organizzazione e le attività di una federazione che impiegherà anni a consolidare visibilità e capacità di inquadramento della popolazione. L’a. dedica molto spazio alle carenze originarie del fascismo romano sia per la mancanza di un ras locale in grado di catalizzare la guida del movimento, sia per la presenza dei nazionalisti che espressero i federali per tutti gli anni ’20. Nel volume troviamo ricostruite carriere e profili biografici del personale di segreteria, dei vertici del partito in città, espressione di una burocratizzazione che andrà sempre a discapito dell’autonomia dei federali. Lo studio ricostruisce il processo di occupazione della capitale in maniera capillare e sistematica attraverso una rete di gruppi rionali che, soprattutto nell’era Starace, metteranno in divisa tutta la popolazione all’interno di una dinamica di mobilitazione permanente che prevedeva l’aumento smisurato dei funzionari per il controllo e l’assistenza, oltre all’utilizzo delle forze giovanili, universitari in testa. Il volume, nello scandire le realizzazioni e le intenzioni programmatiche della federazione romana ci restituisce quella dimensione del «fare fascista» che si esaurisce spesso nella mobilitazione permanente degli apparati coreografici. Attraverso la lente visuale della federazione romana e della propria stampa si conferma l’impressione di un regime di parole. «L’andare verso il popolo» è il motto ai tempi del decennale e sarà lo stesso del tempo di guerra: medesime parole per scenari diversi, che hanno in comune la perenne condizione di necessità e il mito della giustizia sociale propagandata da ogni segretario. Importante quindi la descrizione dell’operato di federali come D’Aroma e Ippolito, la loro idea di fascismo, il rapporto con lo squadrismo e i giovani, nella tradizionale tensione generazionale fra vecchia e nuova guardia.
Meno convinti ci lascia la valutazione di uno staracismo improntato a limitare il peso politico-decisionale delle federazioni e dei suoi vertici locali per un impulso partitico dove solo il centro irradia direttive e predispone liturgie. Il rapporto centro-periferia appare tutto a vantaggio del primo (per la scarsa qualità dei segretari e per la volontà del Pnf di limitare le autonomie) nonostante che con la gestione dell’assistenza si siano prodotti dei margini decisionali e un protagonismo dei vertici di federazione che sono oggetto delle riflessioni della storiografia più recente. Ed è proprio nel confronto con la letteratura scientifica che dobbiamo registrare alcune lacune come, appunto, gli studi sul rapporto centro-periferia, sulla gioventù universitaria, sull’emergenza delle città bombardate.

Simone Duranti