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Federalismo e democrazia in America: da Alexander Hamilton a Herbert Croly

Giuseppe Bottaro
Roma, Aracne, 184 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2013

Attraverso una riflessione a tutto campo che inizia con Alexander Hamilton e si conclude
con un personaggio di nicchia della politica americana come Herbert Croly (editor
della rivista «The New Republic» dal 1914 al 1930), Giuseppe Bottaro affronta un tema
classico della storia politica statunitense: il complesso rapporto tra federalismo e democrazia.
Per arrivare a Croly, affrontato nel quarto capitolo in contrapposizione al pensiero di
Woodrow Wilson, l’a. riflette sulle origini dell’idea federalista in una prospettiva di lungo
periodo, partendo dalla fine del ’700. In questo contesto emerge la forza dello Stato federale
e l’importanza della Costituzione americana del 1787 come momento di confronto
tra visioni diverse del futuro della nazione. Il dibattito tra Hamilton e Madison è indagato
con un’analisi attenta, anche se non particolarmente originale, dimostrando così una
profonda, seppur non esaustiva, conoscenza degli studi che hanno attraversato le discipline
della storia americana e della storia delle dottrine politiche. Modello hamiltoniano e
modello madisoniano vengono posti sotto la lente d’ingrandimento nel primo capitolo,
evidenziando la diversa concezione del ruolo delle istituzioni, in particolare del potere
giudiziario e delle prerogative da affidare alla Banca centrale. L’a. mostra come Madison
si sposti su posizioni jeffersoniane, mentre Thomas Paine si schieri in difesa della Banca,
contribuendo così al suo allontanamento dal contesto americano prima e alla scomparsa,
per ragioni più complesse, poi, dall’Olimpo dei padri fondatori. Il terzo capitolo affronta
il tema dell’antifederalismo, interpretato da Thomas Jefferson, a cui l’a. affianca un altro
personaggio «minore» come John Taylor, politico di lungo corso della Virginia. Proprio
Taylor viene considerato da Bottaro, che legge con efficacia i suoi scritti e in particolare
Tyranny Unmasked del 1822, tra i fondatori della tradizione antifederalista della società
americana. In questi termini si può infatti rileggere la sua denuncia di un sistema che, a
suo dire, «rischiava di agevolare una volontà di oppressione di una minoranza sulla maggioranza
dei cittadini statunitensi» (p. 32).
Approdando a Croly, si evidenzia invece come in The Promise of American Life egli
propugni «un forte intervento da parte dello Stato […] e la realizzazione di molte riforme
prospettate dal movimento progressista» (p. 139). A Croly Bottaro oppone la visione politica
di un altro dei presidenti più celebri degli Stati Uniti, Wilson, già studiato a fondo
in una precedente monografia Pace, libertà e leadership. Il pensiero politico di Woodrow
Wilson (Rubbettino, 2007). In questo confronto, il pensiero di Croly — che potrebbe
essere ulteriormente analizzato in un lavoro più completo, soprattutto in vista del centenario
della Grande guerra che ci apprestiamo a commemorare — appare quasi profetico.
La sua «brotherhood of mankind», la fratellanza dell’umanità, era chiaramente di difficile
comprensione per un mondo che si avviava verso il baratro della prima guerra mondiale,
ma potrebbe essere un punto di riferimento per la politica contemporanea.

Marco Sioli