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Fiamma Lussana e Albertina Vittoria (a cura di) – Il “lavoro culturale”. Franco Ferri direttore della Biblioteca Feltrinelli e dell’Istituto Gramsci – 2000

Fiamma Lussana e Albertina Vittoria (a cura di)
Carocci, Roma

Anno di pubblicazione: 2000

Questa raccolta di saggi su Franco Ferri – allievo di Cantimori, gappista romano, dirigente comunista, il cui profilo è ricostruito da Lussana e corredato di ricordi e testimonianze, fra cui particolarmente perspicua quella di Alessandro Natta – fornisce utili materiali alla ricostruzione dei modi e delle forme di diffusione di uno dei cruciali processi di rinnovamento della cultura italiana, che secondo Armando Saitta consisteva nell’essere la “concezione marxista” diventata nei primi anni cinquanta “un’atmosfera culturale dalla quale non si sfugge”.
Il difficile processo di rinnovamento dell’Italia postbellica, avvenuto anche attraverso l’impegno per l’elaborazione e la diffusione della cultura di ispirazione marxista e gramsciana, si riflette anche nell’ardua ricerca di equilibrio fra politica e cultura, la cui declinazione pratico-organizzativa costituiva il tratto peculiare di Ferri. “Lavoro culturale” è il sintagma che sintetizza il senso attribuito alla propria attività di organizzatore di cultura, laddove il valore autonomo della ricerca scientifica e dell’attivazione di circuiti di produzione culturale era inteso tuttavia trarre la propria motivazione ed il proprio indirizzo dal legame con la politica culturale del Pci. In questa prospettiva, la creazione di istituti di organizzazione della cultura è parte integrante ed è quella specifica di Ferri: ricostruita da Albertina Vittoria per l’Istituto Gramsci (completando così il lavoro iniziato con Togliatti e gli intellettuali, Roma, Editori Riuniti 1992, sui primi due decenni dell’istituto emanazione della commissione culturale del Pci) e da Gianfranco Petrillo per la Biblioteca Feltrinelli. Completano il quadro i saggi di Francesca Izzo sui primi tre convegni gramsciani, di Fiamma Lussana sulle edizioni e traduzioni di Gramsci, di Marcello Montanari sulla sezione filosofica dell’Istituto negli anni sessanta. L’ampio ricorso alla documentazione conservata negli archivi del Gramsci (su cui si concentra il saggio di Linda Giuva) – che rappresenta essa stessa un prodotto precipuo dell’attività di Ferri, che si era occupato personalmente in loco dell’individuazione e della selezione dei fondi del Pcus relativi al Pci – costituisce dunque un utile contributo intorno al problema dei caratteri, delle forme e dei limiti dell’asserita “egemonia” comunista nella cultura.
A determinare la natura della quale avrebbe forse giovato indicare, dopo le fasi dell’elaborazione strategica togliattiana compendiate da Giuseppe Vacca nel saggio introduttivo, ulteriori fili di quella connessione fra il lavoro organizzativo e le articolazioni della cultura italiana nel suo complesso (su cui è ora imprescindibile Pensare i libri di Luisa Mangoni) con la quale il “lavoro culturale” interagiva.

Laura Cerasi