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Francesco Strazzari – Notte balcanica. Guerre, crimine, stati falliti alle soglie d’ euro pa, – 2008

Francesco Strazzari
Bologna, il Mulino, 234 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2008

La tesi di fondo del volume è semplice: dietro alle guerre di successione jugoslava e alla proliferazione di entità statali nell’area balcanica (sette nuove nazioni dal 1991 ad oggi) si cela una «storia delle ombre» fatta di sistemi economici informali, reti di contrabbando, crimine organizzato transnazionale e trans-etnico, traffico di droga, armi e persone. Ben più complesso è il compito di trasformare una messe di dati e informazioni di tipo criminalistico, spesso sfuggenti, liquide, viziate da visioni complottiste, in un’analisi storica coerente. Superando le reticenze del mondo accademico l’a. – esperto di relazioni internazionali e di sicurezza globale – non esita a proporre una propria visione, «storico-criminalistica» delle vicende balcaniche degli ultimi vent’anni sulla base di una vasta documentazione giornalistica, giudiziaria e più propriamente accademica. Il primo capitolo è dedicato a un’introduzione generale al problema dei nuovi conflitti contemporanei non convenzionali che sono emersi in seguito alla fine della guerra fredda, in cui tensioni etniche, separatismo e conflitti religiosi si intrecciano a interessi economici criminali. Nel secondo capitolo, dibattendo il concetto di «estità» comunemente inteso come coacervo di differenze storiche e culturali rispetto al mondo occidentale conosciuto, Strazzari si inoltra nel conflitto balcanico e declina un’«estità» contingente e non assoluta: la transizione dalla seconda economia tardo-socialista, celebrata da economisti e sociologi come sintomo di vitalità della società civile, portò direttamente alla creazione di intere economie funzionanti su basi e principi extra-legali (pp. 69-72). Secondo Strazzari occorre andare nel contesto balcanico oltre l’abusato concetto di «Stato fallito», che rimanda ad aspettative avulse dalla realtà. Ivecchi e i nuovi Stati dell’area post-jugoslava non sono infatti «falliti», bensì «prigionieri» acquiescenti di gruppi economici e criminali in grado di orientarne le scelte politiche. Particolare rilevanza assume quindi il problema della sicurezza interna. La privatizzazione della sicurezza pubblica (polizia, servizi segreti, dogane) segna una grave rottura dell’antico principio del monopolio statale della forza. L’a. cita ad esempio l’ex alto ufficiale del Ministero dell’Interno Boris Borisov, già sindaco di Sofia e attuale primo ministro bulgaro (p. 75), ma fuori dell’Ue, in Ucraina, Moldavia, Albania o Montenegro (quest’ultimo un paradiso economico illegale completamente controllato dalla criminalità) gli esempi si moltiplicano. Igruppi criminali, tuttavia, non amano agire in «stati deboli» o fuori da un quadro legale. La loro azione è invece «profondamente legata alla nascita e al consolidamento di nuove forme statali» (p. 147). State-building, fondamentalismi politici e religiosi si intrecciano dunque sempre più alla sfera del crimine organizzato, come dimostra il caso kosovaro ben descritto nel quarto capitolo. Lungi dal cedere il passo, lo Stato-nazione resta un elemento imprescindibile del gioco democratico e anche della «storia delle ombre».

Stefano Bottoni