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Franco Andreucci – Falce e martello. Identità e linguaggi dei comunisti italiani fra stalinismo e guerra fredda – 2005

Franco Andreucci
Bologna, Bononia University Press, pp. 303, euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2005

Dedicato all’identità del Partito comunista italiano fra anni Trenta e Cinquanta, il libro si pone decisamente fra le opere che sottolineano l’appartenenza del PCI a un’entità storico-politica globale e omogenea, considerandolo essenzialmente ?il segmento di un movimento e di una cultura internazionali che condividono valori, giudizi, simboli? (p. 91). L’originalità consiste qui nel tentativo di estendere tale approccio analitico ben al di là dell’ambito strettamente ideologico: infatti, è anche in altri aspetti della cultura politica del partito ? quelli appunto inerenti a una dimensione simbolica ? che si riconoscerebbe chiaramente un ?fortissimo aroma sovietico? (p. 232). Avendo al suo attivo lunghi e importanti studi sul movimento operaio italiano e internazionale, l’autore struttura la propria analisi in quattro densi capitoli, dedicati rispettivamente alla formazione delle idee-guida del partito (ovvero, del Comintern), alla costruzione di una tradizione politica secondo i dettami dell’ortodossia stalinista, all’insieme dei valori, linguaggi, simboli comunisti, e infine ai ?riti di passaggio? dell’ingresso e dell’uscita dal partito.
Fra le fonti utilizzate, amplissimo spazio è riservato agli scritti di dirigenti comunisti, dei quali peraltro gli italiani rappresentano solo una parte (posto che esiste, in breve, un’unica matrice suprema nella cultura comunista mondiale); anche nel caso di certa stampa del PCI, l’autore privilegia largamente articoli di esponenti di primo piano del partito. Che questo tipo di fonti possa essere assunto come rappresentativo della ?cultura’ del partito nel suo complesso, potrebbe non risultare così ovvio; ma si direbbe che l’autore, stando al rilievo dato alle questioni dottrinarie e al lessico ideologico, abbia inteso ?cultura politica? soprattutto nell’accezione più classica, quella del pensiero politico. Costante è, del resto, il riferimento alla letteratura politologica: all’interno della quale si propone, in particolare, di rivalutare alcuni studiosi degli anni Quaranta e Cinquanta, intellettuali statunitensi schierati in prima fila nella lotta al comunismo; ma anche autori italiani quali Guareschi, Silone, Gorresio. L’assunto di fondo è insomma che nell’?immaginario degli anticomunisti? (p. 173) siano racchiuse indicazioni fondamentali per ricostruire la stessa identità comunista.
Tuttavia, l’autore non è interessato esclusivamente a uno studio sulle idee, e neppure soltanto sui riti e miti del PCI. Il volume presenta infatti una notevole articolazione del tema dell’identità, indugiando fra l’altro in riflessioni linguistiche, iconografiche, musicologiche (e offrendo un ricco ventaglio di corrispondenti rimandi bibliografici); proprio le pagine dedicate a suoni, colori, immagini nell’universo simbolico comunista costituiscono senz’altro una delle parti più interessanti del libro. L’orizzonte interdisciplinare, del resto, qualifica il progetto di costruire un quadro comparativo dell’identità comunista a più livelli analitici: dove comunque un profilo unitario del multiforme oggetto di analisi ? ?il comunismo? ? si perviene a definirlo in base a criteri che rimandano, sostanzialmente, all’ideologia.

Sandro Bellassai