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Franco Antonio Mastrolia – Tra terra e mare. Aspetti dell’economia di Terra d’Otranto (1861-1914) – 2010

Franco Antonio Mastrolia
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 406 pp., € 42,00

Anno di pubblicazione: 2010

Mastrolia, docente di Storia economica presso l’Università del Salento, studia da diversi anni i processi economici che hanno interessato l’Italia e il Mezzogiorno durante i secoli XIX e XX. In questo lavoro, articolato in tredici capitoli e arricchito da un apparato iconografico, affronta, dal 1861 al 1914, aspetti diversi dell’economia dell’antica provincia di Terra d’Otranto (corrispondente alle attuali province di Lecce, Brindisi e Taranto), individuando nella terra e nel mare le opportunità di sviluppo per l’area in questione, non sempre però adeguatamente sfruttate. Lo fa ricorrendo prevalentemente a pubblicazioni e statistiche nazionali e a documentazione conservata presso gli Archivi di Stato dei tre capoluoghi salentini, intrecciata con periodici e scritti coevi in gran parte pugliesi, e salentini in particolare.Se nel volume si ribadisce il carattere spesso solo congiunturale e subalterno dell’economia agricola otrantina e il venir meno di occasioni di crescita e di modernizzazione al chiudersi di possibilità esterne del mercato, appaiono limitate anche le esperienze maturate in campo bancario e creditizio, come quella delle Banche del Popolo di Lecce e di Taranto. A poco servono inoltre i tentativi avviati nell’ambito della pesca e del mare per utilizzarne al meglio le risorse, tra cui le iniziative associazionistiche di mutuo soccorso e a carattere cooperativistico, e la Scuola nautica di Taranto, inaugurata nel 1875 ma già chiusa nel 1879, secondo l’a. anche a causa della «mancanza di un valido commercio marittimo e di armatori tarantini, in grado di offrire i mezzi per il tirocinio durante la navigazione» (p. 163). Lo stesso passaggio della Valigia delle Indie e il taglio dell’istmo di Suez si rivelano, nel caso di Brindisi, un’«occasione mancata» su cui inciderebbero non poco i contrasti locali e i ritardi del porto.Benché riprenda in gran parte tematiche ormai abbondantemente indagate dalla storiografia sul Mezzogiorno e sul Salento in età contemporanea, molte delle quali peraltro già trattate in altra sede dall’a. stesso, il libro fornisce una lettura ampia dell’economia salentina e aggiunge nuove informazioni rispetto alle colture e ai sistemi di coltivazione praticati, all’associazionismo del mare, alle controverse vicende e ai caratteri dei porti di Brindisi e di Taranto, all’artigianato locale e ad interessanti ed attive figure di imprenditori come quelle di Federico Libertini di Lecce, di Luigi Dentice di Frasso di San Vito dei Normanni, di Luigi Riccardi e dei fratelli Nuzzo di Galatone, ecc.Risulta però di non facile lettura, soprattutto per la scarsa linearità in alcuni passaggi; per l’inserimento nel testo di numerosi dati, che sarebbero stati maggiormente valorizzati attraverso una sistemazione più adeguata in grafici o tabelle; per la frammentarietà interna e il carattere ridondante. Avrebbe evidentemente giovato una riconsiderazione complessiva del volume, utile probabilmente anche per eliminare alcuni refusi.

Elisabetta Caroppo