Cerca

Frediano Sessi – Auschwitz 1940-1945 – 1999

Frediano Sessi
Rizzoli Bur, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

Al crocevia tra storia e narrazione letteraria, articolato in due diverse parti (la prima tratta sul campo di concentramento negli anni 1940-1942 e la seconda sullo sterminio degli ebrei), Auschwitz è un’opera di divulgazione che vuole raggiungere il grande pubblico. Certamente utile, affronta sia gli aspetti più propriamente quotidiani del campo – la fame, l’appello, il lavoro, la quarantena – sia nodi argomentativi assai complessi. I riferimenti all’entità numerica dei prigionieri ad Auschwitz e alla quantità calorica degli alimenti ingeriti, così come la narrazione dei presunti stupri delle SS sulle donne, per tacere di altri grovigli storiografici non ancora dipanati, non sono infatti temi facili.
I riferimenti bibliografici e archivistici sono densi; l’a. ha condotto diverse interviste ai testimoni e ha voluto accostare storia e memoria, ma la narrazione è apparsa più convincente quando si è soffermata sulla quotidianità del lager; sono stati la forza narrativa e la vivacità espressiva di Sessi a rendere al meglio la sofferenza nel lager. Gli specialisti della deportazione sanno quanto sia difficile penetrare nel lager; Sessi ha saputo accompagnarci nel viaggio attraverso le parole. Valga per tutti un breve esempio: “La giornata lavorativa secondo le disposizioni della direzione, durava dalle 6 del mattino alle 17 ed era di 11 ore, con mezz’ora di pausa per il pranzo. Un tempo che sembrava non finire mai […] nessuno portava orologi, così che non si poteva calcolare quanto ancora restasse da lavorare. Ai prigionieri che lavoravano all’aperto rimaneva soltanto il sole come punto di riferimento, dato che il tempo di lavoro andava comunque dall’alba al tramonto” (pp. 46-47).
D’altra parte, alla penetrazione letteraria non fa seguito un eguale rigore nella narrazione storica – storico infatti l’a. non è – benché a sorprendere, più che le imprecisioni, sia la sua eccessiva sicurezza nel maneggiare argomenti e temi tutt’altro che definitivamente dati per scontati dalla storiografia anche più recente. Per esempio a p. 204 l’a., facendo propria la cronologia ricavata dalle memorie di Rudolf Höss, comandante del lager, pare fissare all’estate 1941 la decisione dell’alta dirigenza nazista di sterminare sistematicamente gli ebrei d’Europa, mentre in proposito nella storiografia (compresi autori richiamati più volte nel libro) c’è un dibattito piuttosto ampio che vede un ventaglio assai sfaccettato di posizioni, da chi addirittura nega l’esistenza di un ordine a priori descrivendo la Shoà come un processo avviato dalle istanze intermedie del regime e solo in seguito inquadrato dai vertici, a coloro che, pur accettando l’ipotesi di un ordine dall’alto, lo collocano nel tardo autunno se non all’inizio dell’inverno.

Giovanna D’Amico