Cerca

Fulvio Martini – Nome in codice: Ulisse. Trent’anni di storia italiana nelle memorie di un protagonista dei servizi segreti, Prefazione di G. Amato, Introduzione di G. Andreotti – 1999

Fulvio Martini
Rizzoli, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

Tra le fonti per la storia degli ultimi decenni, e tra le ricostruzioni (non disinteressate) della “strategia della tensione” fra qualche tempo spiccheranno queste memorie di un protagonista.
Secondo le numerose e annose inchieste giudiziarie, molti dei “misteri” italiani, dal terrorismo allo scandalo P2 ecc., potrebbero essere avviati a chiarimento se alcuni agenti segreti italiani (in servizio e non) si dimostrassero più “cooperativi”. Chi si aspettasse dalla lettura del libro una risposta o anche solo una mezza verità in grado di illuminare lati oscuri delle intrusioni del Sismi nelle “faccende” italiane, rimarrà deluso. L’ex capo del servizio segreto militare dal 1984 al 1991, ammiraglio Fulvio Martini, si propone di reagire al quadro “fazioso” e “giornalistico” comunemente offerto dell’operato del Servizio militare italiano durante gli anni 1970-1990 (nonché di “dare un pubblico riconoscimento alla figura e all’operato del colonnello Giovannone, che nel periodo del terrorismo palestinese contribuì molto a che le attività terroristiche di quell’origine non insanguinassero il suolo italiano”, pp. 252-253).
Nella prima parte del libro, l’a. tratteggia rapidamente le origini e l’attività istituzionale del Sismi, per poi ripercorrere la propria vicenda personale (tenente di vascello comandante di corvetta, agente del servizio informativo della Marina, addetto militare dell’ambasciata italiana in Jugoslavia, infine uomo del Sismi). Nel proseguo, l’esposizione si sofferma su episodi conosciuti, come il sequestro dell’Achille Lauro, l’incidente di Sigonella, l’attentato a Fiumicino del 1985, senza aggiungere alcun particolare in grado di cambiare la comprensione storica degli eventi. L’unica novità di un certo rilievo è l’ammissione dell’intervento del Sismi, su direttive di Craxi e Andreotti, per la successione del presidente tunisino Bourghiba nel 1987. Infine, l’ex capo del Sismi vanta alcuni successi dell’Ufficio situazione, capace di prevedere la tattica di attacco adottata dagli arabi nel 1973, l’implosione della Jugoslavia negli anni novanta e le conseguenze nefaste del riconoscimento europeo e statunitense dell’indipendenza della Bosnia.
Rimane un dubbio (retorico): se Martini era, come afferma lungo tutta la narrazione, soddisfatto del rendimento operativo degli agenti del Sismi, perché si operò attivamente (ma a suo stesso dire inefficacemente) per modificare le procedure di selezione del personale? Infatti, secondo l’ammiraglio occorre rivolgersi “più massivamente ai giovani diplomati o laureati del settore privato, cosa che si fa comunemente all’estero. Così, si rompe con le raccomandazioni, e si evita l’arrivo di gente che aspira solo a uno stipendio migliore o, se si tratta di militari, anche a limiti d’età più elevati e a una certa inamovibilità” (p. 183). Desta preoccupazione che perfino il capo del Sismi non sia stato in grado d’imporre il proprio volere in questa opera di rinnovamento.

Riccardo Cappelli