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Gabriele De Rosa. Un intellettuale del ’900

Francesco Malgeri (a cura)
Soveria Mannelli, Rubbettino, XI-150 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume raccoglie sette contributi (e una documentazione fotografica), introdotti
dall’attuale presidente dell’Istituto Sturzo di Roma, Nicola Antonetti, relativi alla figura
e all’attività multiforme di un «intellettuale cattolico», scomparso ultranovantenne nel
2009. Un intellettuale dalla personalità oltremodo complessa, mosso costantemente da
una dichiarata passione politica (che lo vide anche varcare, sebbene tardivamente, le soglie
del Senato per due legislature, dal 1987 al 1994, e della Camera dei deputati nella breve
e turbolenta legislatura del 1994-1996), ma soprattutto dotato della capacità di incidere
in misura rilevante sulle pulsazioni della cultura nazionale in età repubblicana: sia imprimendo
specifici tratti tipologici agli indirizzi di ricerca personalmente coltivati (con speciale
riguardo alla storiografia di taglio socio-religioso e politico dell’età contemporanea),
sia orientandone gli sviluppi mediante una molteplicità di istituzioni e di centri di studio
da lui presieduti (a partire dall’Istituto Sturzo, guidato ininterrottamente dal 1979 al
2006) o creati ex novo nel Mezzogiorno e in area veneta, sia come promotore instancabile
di convegni e di seminari di ricerca, sia infine come protagonista di un’intensa attività
editoriale, inclusa la fondazione di un certo numero di nuove riviste specializzate.
Il volume scandaglia, con un impegno interpretativo di diversa qualità e ampiezza,
solo alcuni momenti e aspetti della figura e dell’opera di De Rosa, il quale tra l’altro
– come ricorda nel suo contributo conclusivo la signora Kowohl De Rosa – tenne per
cinquant’anni un diario di straordinario interesse non solo sotto il profilo autobiografico,
di cui finora sono state pubblicate solamente alcune parti riguardanti la sua presenza
nella vita politica e la sua attività parlamentare. Alcuni dei saggi raccolti rivelano un più
evidente carattere di «testimonianza», come nel caso del profilo tracciato da Silvana Casmirri
dell’attività di docenza svolta da De Rosa alla Sapienza dal 1974 al 1987 o in quello
dedicato da Gerardo Bianco al ruolo di De Rosa nella veste di parlamentare. Altri hanno
un taglio più analitico e problematico: pensiamo in particolare all’ampio e circostanziato
contributo di Viscardi sui rapporti di De Rosa con le edizioni di Storia e Letteratura (e in
modo tutto particolare con la figura di don De Luca), o a quello firmato da Malgeri sulla
presidenza dell’Istituto Sturzo. Altri ancora si fondano su una rilettura del contributo
dato da De Rosa quale studioso di storia, come nel caso del breve ma denso saggio di
Paola Gaiotti de Biase sulla sua collocazione nel quadro della storiografia sul movimento
cattolico, e di Alba Lazzaretto sulla produzione di De Rosa di manuali di storia per le
scuole, aspetto frequentemente trascurato o sottovalutato della sua opera.
Potremmo parlare, conclusivamente, di «spezzoni» di una biografia, che resta, tuttavia,
ancora da scrivere, sebbene siano ormai disponibili tutti gli elementi basilari che la
renderebbero possibile e decisamente auspicabile.

Francesco Traniello