Cerca

Gaetano Arfé – I socialisti del mio secolo – 2002

Gaetano Arfé
a cura di Donatella Cherubini, Manduria-Bari- Roma, Piero Lacaita Editore, pp. 7

Anno di pubblicazione: 2002

Gaetano Arfé è tra i pochi storici italiani che hanno ancora il privilegio di essere, oltre che studioso ed interprete, anche testimone e protagonista del tempo che ha vissuto. Appartiene quindi ad una categoria (ed è, per certi versi, uno degli ultimi esponenti di una generazione) che accomuna personaggi come Garosci, Valiani, Venturi: partigiani e contemporaneamente storici, secondo quell’ottica di visuale “leggermente angolata rispetto all’universo” così ben descritta da Eric Hobsbawm nella sua recente autobiografia. Ne è una prova questa raccolta (pubblicata nella collana della Fondazione G.E. e Vera Modigliani) di saggi e “medaglioni” dedicati ai principali rappresentanti del socialismo italiano del secolo appena trascorso. Donatella Cherubini ne ha curato l’edizione ed ha scritto un’ampia ed affettuosa Introduzione che, illustrando i vari aspetti dell’attività di Arfé (archivista, docente universitario, parlamentare italiano ed europeo, giornalista), ne delinea la biografia intellettuale e politica.
La lezione crociana ed il suo superamento attraverso la scoperta di Gramsci, del ruolo della classe operaia e della letteratura meridionalistica ispirata a Salvemini e Dorso, il vivace ambiente culturale della Napoli del dopoguerra sono gli elementi decisivi della formazione storiografica di Arfé. Ad essi si aggiunge ovviamente la militanza politica, iniziata durante la Resistenza in una formazione GL della Valtellina e proseguita con l’iscrizione al PSI nel 1945, partito che lo vedrà tra i propri militanti e dirigenti (accanto a Francesco De Martino e Pietro Nenni) ininterrottamente (salvo la breve adesione al PSLI, alla cui nascita a palazzo Barberini partecipò) fino al 1985, anno del suo abbandono in dissenso con la linea politica della segreteria Craxi. Un percorso di vita confermato dai 37 saggi compresi in questa raccolta, scritti nell’arco di quasi cinquant’anni anni. Come scrive la curatrice “le vicende personali e politiche di tanti protagonisti del socialismo italiano vi sono ricostruite con un puntuale riferimento al quadro nazionale e internazionale, confidando su una solida e stratificata cultura storica, filosofica e politica. Il linguaggio usato è apparentemente semplice […] in realtà, ogni termine ed ogni espressione sono vagliati con estrema precisione sul piano filologico e semantico. E ciò consente all’autore di muoversi tra gli aneddoti e i ricordi personali con l’agilità di un cantastorie” come lo definì, abbracciandolo, un vecchio compagno di partito al termine di un comizio. In realtà, il filo rosso che accomuna i personaggi ai quali sono dedicati i vari saggi (da Treves a Prampolini a Modigliani, da Salvemini a Matteotti, da Carlo Rosselli a Colorni, fino a Nenni, De Martino, Morandi, Lombardi, Pertini, Lussu, Santi, Basso) è la ricerca dei comuni valori della tradizione socialista italiana e l’interesse storiografico che ne deriva è l’analisi del punto di vista utilizzato nelle differenti contingenze storiche e politiche. Esemplare, a questo proposito, è il caso dei tre saggi dedicati al padre fondatore del socialismo italiano, Filippo Turati: dal primo saggio del 1958, nato dall’esigenza di rivalutare criticamente la tradizione riformista, a quello scritto nel 1985 per sottolineare la componente etica del socialismo turatiano, all’ultimo, pubblicato negli anni Novanta per ribadire la continuità di tale tradizione e, ancora una volta, il senso di una lunga fedeltà.

Giovanni Scirocco