Cerca

Gaetano Salvemini – Memorie e soliloqui. Diario 1922-1923 – 2001

Gaetano Salvemini
Introduzione di Roberto Vivarelli, a cura di Roberto Pertici, Bologna, il Mulino

Anno di pubblicazione: 2001

È giunta fino a noi notizia dell’esistenza di due diari salveminiani. A quanto si apprende da un’epistola, il primo fu scritto da Salvemini nel breve periodo trascorso al fronte agli inizi della prima guerra mondiale. Di esso non sono state rinvenute tracce. Il secondo si riferisce agli anni 1922-1923. Ed è un documento per più ragioni importante, opportunamente riproposto in edizione revisionata con l’Introduzione impeccabile di Roberto Vivarelli e la cura attenta di Roberto Pertici.
Questo diario offre diverse chiavi di lettura. Consente, in primo luogo, di penetrare il travaglio interno di Salvemini in una fase di crisi della sua esistenza, che va dalla delusione per l’impegno attivo profuso in politica come parlamentare eletto nel 1919 in una lista interventista all’assunzione di una scelta antifascista militante, che lo avrebbe condotto al fuoriuscitismo. Salvemini compì allora un percorso di revisione, i cui passaggi essenziali sono consegnati alle pagine di queste memorie.
Egli, è noto, non fu tra quanti interpretò subito l’avvento di Mussolini come rottura della trama liberale dello Stato unitario. Privilegiò, piuttosto, una lettura fondata sugli elementi di continuità della storia nazionale, scorgendo nel nuovo governo l’anello di una più lunga catena che da Depretis ? attraverso Crispi e Giolitti ? sarebbe giunta fino a Mussolini. Il fascismo assurse così, addirittura, a male necessario sulla strada della conquista di un costume democratico più maturo. Alcune pagine di queste memorie mostrano assai bene quanto difficile fosse la comprensione di quel fenomeno inedito, in una fase nella quale i giochi non erano ancora fatti. Esse, però, offrono anche in filigrana l’evoluzione del giudizio salveminiano, che procedette di pari passo alla sedimentazione dell’esperienza fascista. Questo virò verso una sempre più decisa condanna e, soprattutto, giunse a presentare il fascismo come un fenomeno da interpretare con lenti più europee che nazionali. Ne mise a fuoco sempre meglio il legame con gli sconvolgimenti epocali introdotti dalla Grande Guerra e, per questo, prese distacco dalla tentazione di presentarlo come la presunta autobiografia della nazione.
Queste pagine, dunque, presentano alcuni incunaboli della più matura produzione di Salvemini sul fascismo e, insieme, permettono di capire il nesso che si sarebbe stabilito tra essa e la successiva revisione del giudizio sulla stagione liberale. Infine, danno anche conto di una peculiarità propria del percorso politico dell’autore. Si soffermano, in particolare, sull’ambiente interventista al quale Salvemini era legato: uno spazio politico che rappresentò la comune origine di tanti militanti che, successivamente, si sarebbero orientati o verso il fascismo o verso l’azionismo. Dalla loro lettura si comprende come, accanto a tante differenze, i due fenomeni condivisero la comune diffidenza verso le regole formali del parlamentarismo e, più in generale, della democrazia liberale. Risulta così l’originalità di Salvemini che, a differenza dei suoi più giovani allievi, individuò una delle cause dell’avvento del fascismo nel discredito della cosiddetta democrazia formale, portato anch’esso della guerra da poco conclusasi.

Gaetano Quagliariello