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Germano Maifreda – La disciplina del lavoro. Operai, macchine e fabbriche nella storia italiana – 2007

Germano Maifreda
Milano, Bruno Mondadori, 345 pp., Euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il libro di Maifreda propone una lunga e articolata analisi delle forme che la disciplina del lavoro ha assunto dagli albori dell’industrializzazione italiana fino agli anni ’70 del ‘900, quasi una sua storia culturale in cui lo studio delle pratiche è affiancato a quello dei discorsi: ne emerge con evidenza che l’organizzazione disciplinare del lavoro, anche di quello di fabbrica, ha radici lunghe e che «quasi nulla di quello che accadde nei dispositivi disciplinari di produzione del XX secolo fu una ?scoperta” del Novecento» (p. 335). In effetti l’a., come dichiara nell’Introduzione, vuole ricollocare la «disciplina di fabbrica nel cuore culturale della modernità occidentale, nel flusso di ridefinizione dei saperi teorici e tecnici di controllo e modificazione della vita umana distintivi dell’età contemporanea» (p. 31): così la pulizia, l’organizzazione degli spazi, la cura e il controllo del corpo, anche al di fuori dei luoghi del lavoro, e infine la regolazione dei movimenti diventano elementi che, pur caratteristici dell’organizzazione del lavoro di fabbrica, rimandano al controllo sociale del disordine tanto che, come scrive l’a., «la fabbrica [?] nella percezione sociale borghese parve [?] sin da subito un dispositivo in grado di restituire ordine, prevedibilità e soprattutto unitarietà sociale» (p. 64).Maifreda si sforza di andare oltre le interpretazioni più diffuse dell’organizzazione del sistema di fabbrica evitando, da un lato, l’idea che esso fosse un strategia del ceto borghese per accrescere il proprio potere sottraendo alle aristocrazie operaie un patrimonio di conoscenze e, in definitiva, il controllo della produzione; e, dall’altro, l’ipotesi che l’organizzazione del lavoro sia il prodotto neutrale di una tecnica razionalizzatrice sempre più raffinata. Egli sottolinea invece, da una parte, la gradualità e la storicità del processo di costruzione del capitalismo industriale e, dall’altra, il carattere relazionale delle forme di potere che prendono corpo nell’organizzazione industriale dove si instaurano «nuovi e numerosi punti di scambio, saturi di relazioni di potere, tra le vite dei lavoratori e il sistema economico nel suo complesso» (pp. 24-25) e dove, superata l’esperienza dell’organizzazione tayloristica-fordista, riemerge con forza la ineliminabile soggettività del lavoratore.Fortemente debitore agli insegnamenti di Foucault, ricco di rimandi alle lezioni di metodo di Bigazzi e Sapelli, interessante sia nei capitoli iniziali, dove vengono analizzate le radici culturali delle forme in cui si esercita la disciplina in fabbrica, che in quelli finali, dove vengono esaminati i tentativi di andare oltre il sistema di produzione taylorfordista, il volume di Maifreda sottolinea quanto il mondo del lavoro sia un terreno di studi ancora da dissodare, ricco di prospettive di ricerca originali.

Andrea Sangiovanni