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Giandomenico Piluso – L’arte dei banchieri. Moneta e credito a Milano da Napoleone all’Unità – 1999

Giandomenico Piluso
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

La forte crescita della produzione ed esportazione di seta nel periodo della Restaurazione mise Milano in contatto con le maggiori piazze finanziarie europee, senza per questo che la piazza bancaria milanese fosse capace di trarre da questo contatto stimoli forti all’innovazione finanziaria. A partire dai severi giudizi di Cattaneo, formulati negli anni ’30 dell’800, il funzionamento del mercato monetario milanese è sempre stato giudicato un forte limite allo sviluppo economico lombardo almeno fino all’Unità. Delle due spiegazioni ormai classiche, un fattore istituzionale esterno, la riluttanza del governo di Vienna a concedere l’autorizzazione all’apertura di una banca di emissione a Milano, e l’arretratezza culturale dell’ambiente bancario milanese, fortemente restio, fino alla vigilia dell’Unità, ad adottare forme moderne di gestione della moneta e del credito (sconto di cambiali) l’a. accetta entrambe, accentuando l’elemento soggettivo dei banchieri.
In questo senso l’arte del banchiere cui si fa riferimento, è una capacità “minore” di adattamento alle difficili condizioni del mercato monetario interno. Il volume di Piluso riesce efficacemente a mostrare le difficoltà del mestiere di banchiere e la ristrettezza di visione del ceto mercantile, ammaestrato peraltro nella sua diffidenza verso la moneta cartacea dalla politica del governo austriaco, propensa a monetizzare i deficit del bilancio statale. Il volume risente della sua derivazione da una tesi di dottorato da cui non riesce a staccarsi del tutto. I nuclei narrativi: descrizione del gruppo dei banchieri milanesi e morfologia di affari, provenienza geografica e, in parte, relazioni sociali, non sempre sono integrati a sufficienza con la descrizione del mercato monetario che, per altro, si avverte aver rappresentato il cuore della ricerca avviata. Il lettore è costretto così a ricavare le proprie conclusioni con una certa fatica all’interno di un materiale narrativo frammentato, in cui non mancano ripetizioni, e dove i momenti di cesura rilevanti, come l’introduzione dello sconto di cambiali su piazza ad opera del banchiere ginevrino Mirabaud (che produrranno reazioni innovative a cascata), sono esposti con modesto rilievo all’interno di un contesto in cui appare prevalente il desiderio di collocare l’esperienza milanese all’interno di quadri teorici di economia monetaria.
Quindi, al di là dei giusti richiami alla esagerata tendenza degli storici passati di accentuare la staticità del mondo finanziario milanese della Restaurazione, il volume ad una lettura affrettata sembra confermare proprio questo quadro. In realtà la ricchezza del materiale raccolto e la robustezza e consapevolezza del quadro teorico ed economico in cui collocare gli avvenimenti, fanno pensare piuttosto che il volume sia un momento di passaggio verso una più completa e articolata ricostruzione del mondo finanziario milanese.

Alessandro Polsi