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Gianluca Falanga – Non si può dividere il cielo. Storie dal Muro di Berlino – 2009

Gianluca Falanga
Roma, Carocci, 256 pp. Euro 22,50

Anno di pubblicazione: 2009

In dieci capitoli ed un epilogo, dedicato alla «memoria difficile di un monumento insolito», l’a. ripercorre i momenti salienti, sensazionali e non, della storia del Muro: la sua infausta edificazione in «una domenica di agosto» (titolo del cap. 2), la tensione provocata dalle prime vittime delle guardie di confine ed i tentativi di resistenza guidati dall’eroico borgomastro Brandt, la pianificazione del tragitto del Muro, le drammatiche storie delle vittime, delle fughe a lieto fine, più o meno spettacolari, «vero e proprio monumento all’irreprimibile istinto degli esseri umani a ricercare la libertà contro le decisioni più assurde e disumane del potere» (p. 123). L’anomalia storica del Muro viene descritta in tutti i dettagli ed implicazioni nella vita della città: l’interruzione delle comunicazioni e dei trasporti, il filtraggio del sistema fognario, rimasto comune, da parte della Stasi decisa ad impedire le fughe, l’impietosa divisione dei cimiteri attraversati dal confine, la «guerra degli altoparlanti» (titolo del cap. 4), combattuta dalle emittenti radio televisive dei due Stati da una parte all’altra del Muro in una schermaglia propagandistica conclusasi solo quando i media tedesco-occidentali rinunciano alla condanna della Ddr «in nome della politica di distensione cominciata dai social-democratici» (p. 80).Oltre alle vittime ed ai protagonisti di fughe a lieto fine, compaiono gli oscuri burocrati ed ufficiali della Ddr, le immancabili spie ed i protagonisti della vita politica. Il tutto è raccontato in una corona di storie ad effetto, sulla base di bibliografia nota (in primis il volume di T. Flemming e H. Koch, Die Berliner Mauer, Berlin, 1999, che in buona parte registra l’esperienza di Koch, cartografo della Stasi e poi responsabile della Commissione per lo smantellamento del Muro; o l’inchiesta svolta nel 1991 dall’attivista del Msi B. Zoratto sulle vittime italiane del confine), con un certo gusto per il colore e lo stile giornalistico.Lo sfondo su cui si dipanano le «storie del Muro» è quello della sua normalizzazione ed assimilazione nella vita quotidiana, che per l’a. rappresenta un’aberrazione politica non minore dell’arbitraria impresa di fortificazione decisa dalla dittatura della Sed. Da qui la condanna senza appello della Ostpolitik, di cui viene considerata corresponsabile l’intera classe politica tedesca (nonostante le critiche della Cdu alla politica socialdemocratica). L’analisi di questa stagione oscilla tra l’interpretazione complottistica (quella suggerita da H. Knabe nel 2001 sulla base della documentazione Stasi, cfr. il cap. 4) o economica (l’influenza dell’Ost-Anschluss fondato nel 1952 da Ehrard, cfr. il cap. 8), con un’identificazione tra Ostpolitik e politica della distensione che finisce per appiattire la prospettiva al panorama politico tedesco, escludendo dal quadro le dinamiche tra i due protagonisti della guerra fredda. Gli spunti più interessanti sono nell’ultimo capitolo, dedicato al dibattito degli ultimi anni intorno alle forme commemorative del Muro, segnato dalla presenza di politici della Sed, passati nelle fila del suo successore politico, la Pds, poi Linke, ai vertici amministrativi della città.

Carolina Castellano