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Gianni La Bella (a cura di) – Pedro Arrupe. Un uomo per gli altri – 2007

Gianni La Bella (a cura di)
Bologna, il Mulino, 1.084 pp., Euro 55,00

Anno di pubblicazione: 2007

Pedro Arrupe è stato un grande protagonista del cattolicesimo del XX secolo e delle trasformazioni che lo hanno attraversato nel contesto della crisi epocale dell’eurocentrismo. Religioso dal tratto profetico, calato nella storia, il 28° successore di S. Ignazio di Loyola continua ad essere oggetto di giudizi assai discordanti, che lo storico è tenuto a problematizzare. Restituire in modo equilibrato alla storia della Chiesa e del ‘900 un personaggio come Arrupe, salvaguardandone la cifra spirituale e dottrinale, costituisce così un compito difficile. Frutto di un lavoro di équipe, fondato su un ampio corpus di fonti, il volume curato da La Bella lo ha assolto brillantemente, facendo affiorare le radici più profonde dell’ethos conferito da Arrupe al governo della Compagnia di Gesù, a sua volta ampiamente trattato nel testo. Un governo volto a recuperare la fontalità del dettato ignaziano che si apre nel 1965, alle battute finali del Vaticano II, per concludersi nel 1983 a causa del grave stato di salute del religioso dopo oltre un quindicennio di impegno a favore di un’evangelizzazione all’altezza delle sfide globali poste alla Chiesa dalla povertà del Terzo Mondo, dal multiculturalismo del mondo post-coloniale, dalla secolarizzazione liberale e comunista? Le scelte di Arrupe hanno scavato divisioni profonde nella Compagnia di Gesù, alimentando entusiasmi e dissensi. Lungi tuttavia dal configurarsi come la mera espressione di una strategia legata alla congiuntura post-conciliare, gli orientamenti del preposito generale – si pensi alla visione dell’inculturazione come «incarnazione della fede nella cultura di un popolo», all’opzione per la povertà e la giustizia, all’enfasi sull’educazione, all’impegno pacifista – si riconnettono al contrario a un’esperienza ricchissima. Un’esperienza ben ricostruita nel volume che germina nella natia Spagna, si forgia nell’esilio in Belgio per maturare in modo decisivo in Giappone, meta elettiva del missionario, che al compito si è preparato dopo un soggiorno negli Stati Uniti, a loro volta base per la prima scoperta di quell’America latina alla quale, da preposito generale, Arrupe dedicherà una viva attenzione. Nel volume si insiste sulla centralità dell’esperienza giapponese nella formazione del progetto missionario del preposito generale. Proprio attraverso la relazione con una realtà così potentemente «altra», il religioso, nel solco di Francesco Saverio, è venuto affinando la sua sensibilità verso la dimensione interculturale dell’evangelizzazione e dell’educazione. «Trovandomi dianzi a una mentalità assolutamente nuova il mio compito era quello di scoprirla [?]. Ho svolto il mio apprendistato che corrisponde in un certo modo, a mio avviso, all’inculturazione attraverso lo Zen» (p. 573) ricorda in un passo riportato nel testo. Il Giappone travolto dal secondo conflitto mondiale e poi scosso da un tumultuoso processo di occidentalizzazione si è d’altra parte trasformato per Arrupe, già testimone di Hiroshima, in un osservatorio privilegiato dei processi di decolonizzazione e modernizzazione del mondo «post-1945». Processi verso i cui costi umani e spirituali egli si rivelerà così avvertito durante il suo mandato a capo dei Gesuiti.

Maria Matilde Benzoni