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Giorgio Chiosso – Alfabeti d’Italia. La lotta contro l’ignoranza nell’Italia unita – 2011

Giorgio Chiosso
Torino, Sei, 319 pp., Euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2011

La ricorrenza dei 150 anni dell’Unità è un’occasione per tornare ad approfondire le modalità del «fare gli italiani» che sono ampiamente educative, nel duplice senso di non solo scolastiche e di non meramente istruttive. In questo ambito si inserisce anche questo volume di Giorgio Chiosso, apprezzato storico della pedagogia, autore di fortunati manuali (a partire da Novecento pedagogico, Brescia, La Scuola 1997) e organizzatore di progetti di ricerca sulla stampa periodica per gli insegnanti (si veda la curatela di La stampa pedagogica e scolastica in Italia 1820-1943, Brescia, La Scuola 1997) e sull’editoria scolastica, a cominciare dal progetto Teseo (la curatela di Tipografi editori scolastici educativi dell’Ottocento, Milano, Bibliografica 2003 e Teseo ‘900, Editori scolastico-educativi del primo Novecento, Milano, Bibliografica, 2008). In Alfabeti d’Italia troviamo una raccolta di saggi, alcuni già editi ma assolutamente omogenei fra loro. La tesi del libro è quella della concordia discors: «politici e intellettuali, pedagogisti e uomini di scuola, preti e massoni, socialisti e cattolici, ma tutti convinti che l’Italia unita non potesse più tollerare italiani senza alfabeto» (dalla IV di copertina). L’esame di un’ampia mole di pubblicistica e manualistica, oltre ad una solida consapevolezza della letteratura secondaria, porta l’a. a valorizzare sia autori classici, facenti parte della cultura accademica e politica, sia protagonisti collettivi e anonimi, come i maestri e i religiosi, così come i medici e i divulgatori agrari. La tesi è forse un po’ troppo irenica e chiaramente le maggiori simpatie di Chiosso vanno ad autori come Giuseppe Allievo e Ruggero Bonghi e ad esperienze come quelle dei salesiani. Tra le molte suggestioni offerte dallo studioso torinese, che nel complesso fa propria una prospettiva neomoderata, sono senz’altro da approfondire ad esempio le preoccupazioni conservatrici di autori come Pasquale Villari e Aristide Gabelli, sulla scia degli studi di Mauro Moretti; ampio spazio è dedicato anche alle riflessioni sulla modernità (inconsapevole?) delle iniziative delle congregazioni religiose, riprendendo, tra le altre, le proposte storiografiche offerte da alcuni saggi di Fulvio De Giorgi. A quest’ultimo proposito si ricordino gli studi raccolti in Salesiani di Don Bosco in Italia, a cura di F. Motto (Roma, Las 2011) e in Le figlie di Maria Ausiliatrice in Italia. Donne nell’educazione (Roma, Las, 2011).La constatazione, ma anche la tesi dell’a., è che gli italiani li abbia fatti più la società che lo Stato, confermando, ma al contempo rovesciandone il giudizio di valore sottostante, le tesi di Raffaele Romanelli sul comando impossibile o del più recente Sabino Cassese sull’Italia come società senza Stato. In tal senso Chiosso sostiene che «la battaglia contro l’ignoranza fu combattuta su tanti fronti e non è detto che le forze messe in campo dallo Stato, per quanto significative, siano state quelle decisive per il suo esito positivo» (p.6).

Angelo Gaudio