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Giorgio Giorgerini – La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943 – 2001

Giorgio Giorgerini
Milano, Mondadori, pp. 610, euro 20,14

Anno di pubblicazione: 2001

Negli studi storici tecnico-navali, l’autore del volume è un’autorità: pubblicati dall’Ufficio storico della Marina militare, i volumi a sua firma ? cioè scritti da lui, o in collaborazione ? sulle caratteristiche tecniche delle navi dell’Italia liberale e fascista rappresentano al tempo stesso la punta di una antica tradizione storico-marinara e un’utile base di partenza, o uno strumento di consultazione, per i nuovi studi di storia sociale da new maritime history.
In quest’opera ambiziosa e notevole, più di seicento pagine di piccolo corpo, l’autore intende dare un quadro generale della guerra marittima italiana nel 1940-43. Parte del suo lavoro è facilitato dalla presenza di studi e di relazioni ufficiali, nonché di polemiche, sull’operato della Marina durante la guerra fascista. Le ambizioni della vigilia le aveva ricostruite di recente, sulla scorta di documenti inediti, Robert Mallett; la sfiducia degli alleati tedeschi verso la Regia Marina è stata ricordata da Gerhard Schreiber; l’esito infine è noto, con una parte consistente della flotta che all’8 settembre si consegna ai vecchi nemici inglesi: il contrasto fra inizio e fine non poteva essere più stridente, e ha animato polemiche a non finire nella pubblicistica navale dei primi decenni della Repubblica. Ma anche la condotta della guerra ? tanto sul fronte del contrasto diretto con la Royal navy nel Mediterraneo quanto su quello della ?battaglia dei convogli? (del tentativo cioè di tenere aperte le vie di collegamento fra Penisola e Libia, per alimentare la guerra nel Nordafrica) ? non è stata esente da polemiche: da ultimo, qualche anno fa, il volume di Gianni Rocca. Rispetto a tutti questi autori, ed anche ai tanti volumi dell’Ufficio storico della Marina militare, non sorprende che l’autore sia più attento al dato tecnico, alla storia militar-marittima più tradizionale e ?operativa?.
Ciò non significa però asetticità. Colpisce semmai la libertà di tanti giudizi, guadagnata forse con l’età e legata alla sede ?non ufficiale? di pubblicazione: varie sono quindi le critiche che vi si leggono rivolte ai comandi supremi del tempo, ai comandi operativi (l’ammiraglio Iachino, ad esempio), alla stessa dottrina navale preparata dallo Stato maggiore, e in taluni casi ai comandanti in subordine.
Tale maggiore libertà di giudizio, però, è possibile nella misura in cui non contrasti con le due tesi di fondo del volume: che la Marina fece il suo dovere, e che se perse (o non azzardò) la battaglia frontale vinse almeno quella dei convogli. Tesi non nuova, ma qui esposta con chiarezza, riassumendo e sintetizzando i risultati più recenti della ?storia militare ufficiale?. Da qui (assieme ai giudizi personali sopra ricordati) l’utilità del volume.
Lo studioso si rammarica, però, che tale utilità sia diminuita dalla scelta (editoriale) di non dichiarare le fonti delle numerose (e utili, e appropriate) citazioni.

Nicola Labanca