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Giorgio La Pira. Un mystique en politique (1904-1977)

Paris, Desclée de Brouwer, 223 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione:

Il rapporto tra Giorgio La Pira e la Francia è stato lungo e articolato. Il suo archivio, presso la Fondazione La Pira di Firenze, conserva una ricca messe di materiali compresi tra il 1954 e il 1977, con corrispondenze con capi di Stato, esponenti politici e diplomatici (tra cui De Gaulle, Mendés France, Schuman), giornalisti (Jean Marie Bressand e Robert Juffè), intellettuali (da Le Corbusier a Régis Debray), senza dimenticare religiosi quali Jean Daniélou, Maurice Feltin, l’abbè Pierre… L’archivio raccoglie anche numerose tracce dei viaggi in Francia, del gemellaggio tra Firenze e Reims, della Fédération mondiale des villes jumelées (di cui La Pira assunse la presidenza nel 1967), del Conseil mondial de la paix, dei negoziati per risolvere la crisi algerina, senza dimenticare le triangolazioni con il variegato mondo postcoloniale francofono, dal Senegal di Senghor, al Marocco di Hassan II, fino al Vietnam di Hồ Chí Minh.
L’opera politica e sociale di La Pira era d’altronde parzialmente nota in Francia, dove tra anni ’50 e ’60 furono tradotti alcuni suoi testi (in particolare Esquisses pour une politique chrétienne, Paris 1958), e pubblicate opere in suo omaggio (Camille Brischoux, Georges La Pira, e Marcel Jacob, Giorgio la Pira maire de Florence: de la solitude a l’Hotel de ville, entrambe Paris 1955). A livello storiografico la sua vicenda non ha certo riscosso l’attenzione dovuta ma non si possono dimenticare i lavori di Élisabeth de Miribel (Un prophète au coeur de notre histoire, Paris, 1992, con Prefazione di Jean Lacouture) né i rimandi di François Mabille nel suo Les catholiques et la paix au temps de la guerre froide (Paris,2004).
Un primo dato che stupisce di questo nuovo lavoro biografico è proprio l’assenza di qualsiasi riferimento a questo passato comune (la bibliografia citata è davvero minimale per i lavori italiani e del tutto lacunosa per quelli francesi). È un peccato perché nel suo precedente studio, Héroïnes de Dieu. L’épopée des religieuses missionnaires au XIXe siècle, l’a. aveva dimostrato un’interessante capacità di lettura dei grandi temi che la mondializzazione del cattolicesimo europeo aveva dispiegato nella stagione dell’imperialismo. Viceversa questa biografia, dopo l’intelligente Prefazione di Mario Primicerio e una lettera a Nasser, si limita a ripercorrere a grandi linee e con uno stile descrittivo la vita di La Pira senza riuscire però ad evidenziarne adeguatamente i nodi e le connessioni culturali profonde. Il volume è strutturato in dieci agili capitoli, nella prima parte secondo un ordine cronologico: gli anni siciliani (1904-1926), quelli della maturazione dell’antifascismo, (1926-1939), della guerra (1939-1944), della ricostruzione (1944-1950), dell’esperienza come sindaco di Firenze (1951-1965). Nella seconda si approfondiscono alcuni temi guida, quali l’impegno pacifista, il contributo al Concilio e al postconcilio, i viaggi a Mosca (1959) e Hanoi (1965), ma è proprio qui che il senso della storia lapiriano e la sua peculiare visione teleologica della politica e dell’impegno sociale avrebbero potuto emergere con maggior originalità e forza anche in un’ottica divulgativa.

Massimo De Giuseppe