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Giorgio Sacchetti – Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento – 2002

Giorgio Sacchetti
Ragusa, La Fiaccola, pp. 150, euro 7,75

Anno di pubblicazione: 2002

Frutto della rielaborazione di due distinte ricerche, il volume è una rassegna dell’attività degli anarchici italiani dal 1921 al 1966 attraverso i documenti – conservati all’ACS – prodotti dagli apparati di repressione e controllo dello Stato. Non una storia dell’anarchismo novecentesco, ma mezzo secolo di anarchia “scrutato” con le lenti di coloro che, per formazione ed esercizio di funzioni, possono essere considerati antipodici a tale orientamento politico-ideale. Come infatti precisato dall’autore, è “evidente come queste carte siano piuttosto una fonte sui sorveglianti che sui sorvegliati” (pp. 8-9). Ma il saggio di Sacchetti non è né una raccolta “attualizzata” di documenti di PS sugli anarchici italiani, né una mera analisi delle rappresentazioni dell’avversario nelle carte in questione. Il riscontro con fonti di altra natura (spesso, come nel caso delle lettere “revisionate”, conservate nei medesimi fondi) fanno di Sovversivi agli atti un’utile guida per la storia dell’anarchismo italiano dagli anni Venti ai prodromi della stagione dei movimenti.
Il libro, corredato da un’appendice documentaria, è diviso in due parti. La prima, Anarchici e Pubblica sicurezza (1921-1943), costituisce una rappresentazione a sequenze dell’attività libertaria nell’Italia fascista dalla cui lettura è possibile individuare alcune caratteristiche salienti: l”esistenza di un filo “rosso-nero” – invero sempre più sottile – che collega le prime forme di lotta antifascista (l’esperienza degli Arditi del popolo, osteggiata dal governo Bonomi) alla Resistenza; la relativa capacità di organizzarsi in strutture sufficientemente stabili quanto capillari; la presenza di un antifascismo spontaneo, popolare e ribelle che assume non infrequentemente i tratti della cultura libertaria.
La mole dei documenti consultati è ragguardevole: al materiale conservato nei fondi Stampa sovversiva e clandestina, Associazioni, Confino politico, Gabinetto Bonomi e Cpc, si aggiungono i fascicoli della categoria K1A (anarchici) nelle serie annuali della Direzione generale di PS. Nella seconda parte, Attenzione Gabinetto ministro dell’Interno (1944-1966), sono esaminati gli incartamenti inviati dalle autorità periferiche al ministero dell’Interno dall’autunno 1944 (il governo era retto nuovamente da Bonomi) al dicembre 1966. Ghiotte quanto scarne, le carte – per la cui consultazione è stata concessa autorizzazione ministeriale – provengono da un unico micro-fondo: i fascicoli e i sottofascicoli intestati alla Federazione anarchica italiana contenuti nel fondo Partiti politici 1944-1966 del gabinetto del ministero dell’Interno. Oltre a restituirci un campionario per la comprensione di “quella cultura del sospetto che sovrintende naturalmente ad ogni attività poliziesca” (p. 106), il libro di Sacchetti pone in risalto – tra le altre cose – come, anche in fatto di controllo dei “sovversivi”, l’attività dello Stato (prefascista, fascista e postfascista) si sia svolta, pur con modalità differenti, senza soluzione di continuità.

Eros Francescangeli