Anno di pubblicazione: 2006
Merito del volume di Giovanna D’Amico è quello di aver posto al centro dell’attenzione storiografica un tema ? quello della reintegrazione delle molte vittime del fascismo nell’Italia del dopoguerra ? per lungo tempo trascurato. A dispetto del sottotitolo, la ricerca non è focalizzata sulla sola questione del travagliato reinserimento degli ebrei nella società repubblicana, ma tenta di far luce su un panorama ben più ampio, in cui l’atteggiamento del legislatore nei confronti degli ex perseguitati razziali viene posto a confronto con quello riservato dai governi postbellici ai perseguitati politici e, più in generale, a quella nebulosa e complessa categoria composta dai reduci di guerra. In tal senso, il termine ad quem proposto dall’autrice ? il 1950 ? avrebbe dovuto essere forse più utilmente posposto al 1955, anno della cosiddetta «Legge Terracini», che introduceva nuove provvidenze a favore dei perseguitati politici e razziali e segnava, in buona misura, la conclusione delle politiche risarcitorie nei confronti delle vittime del fascismo. Frutto di uno scavo documentario ampio ed estremamente dettagliato, il volume mette in luce il duplice livello normativo adottato dai governi postbellici nel risarcire, in modo difforme, le vittime di Salò e quelle del precedente regime monarchico-fascista. Il doppio binario adottato rivela infatti una maggiore incisività legislativa ? e con essa una differente volontà politica ? nella resa dei conti con la RSI (i cui atti giuridici furono nel dopoguerra ritenuti nulli ab origine) rispetto al regime monarchico-fascista. Ciò si tradusse, fattualmente, in maggiori agevolazioni a combattenti, prigionieri di guerra, partigiani, deportati e internati rispetto a coloro che furono perseguitati dal fascismo negli anni 1922-43. Una concessione elargita solamente ai perseguitati dopo il luglio 1943 fu, ad esempio, la riassunzione nelle imprese private, che per le vittime del periodo precedente rimase un desiderio non realizzato, nonostante le esplicite pressioni degli Alleati. I reduci ottennero inoltre una riserva di posti (il 50 per cento) nei concorsi ordinari, nonché ulteriori concorsi a loro espressamente destinati, «ventura che non toccò alle vittime del periodo precedente» (p. 368). Un’annotazione redazionale: data la complessità e la tortuosità ? propria anche del linguaggio giuridico ? della normativa emanata a partire dal 1944 in merito ai temi trattati dall’autrice, un’appendice con l’elenco cronologico e tematico dei numerosi testi legislativi citati avrebbe reso più agevole la lettura.