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Giovanni Carbone – L’Africa. Gli Stati, la politica, i conflitti – 2005

Giovanni Carbone
Bologna, il Mulino, pp. 224, euro 11,50

Anno di pubblicazione: 2005

L’Africa di cui si occupa questo libro è quella subsahariana, ossia circa 50 Stati con una popolazione di 700 milioni di abitanti. Si tratta di una scelta metodologica che, adducendo giustificate motivazioni sia storiche sia culturali, esclude dall’analisi la fascia mediterranea del continente (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto), per mettere al centro del volume i tratti distintivi e comuni dei sistemi politici africani: una chiave di lettura specifica che, tuttavia, deve fare i conti con un’insopprimibile eterogeneità.
L’autore ? che insegna Scienza politica all’Università di Milano, città nella quale svolge la sua attività di ricerca anche presso l’ISPI, ed è visiting fellow alla London School of Economics (Crisis States Research Centre) ? affronta così i problemi del continente nero, oggi ?rimosso’ dal mondo, con uno sbilanciamento verso le dinamiche conflittuali contemporanee, riservando un solo breve capitolo iniziale alle formazioni politiche precoloniali africane e alle corpose eredità coloniali. In questo senso, il volume è essenziale nel panorama pubblicistico degli studi africanistici, poiché fornisce un quadro sintetico degli odierni assetti geopolitici regionali, con ampi approfondimenti tematici e studi di casi (assicurati da numerosi ?quadri’, cioè schede inserite nello sviluppo del testo), non trascurando di sottolineare che in quel contesto gli ?Stati moderni nazionali? sono in larghissima parte strutture territoriali ricalcate sui confini delle ex colonie europee, i cui lasciti politici, economici e culturali non cessano di farsi sentire.
Focalizzando l’attenzione sull’instabilità politica degli Stati nell’Africa indipendente, il secondo capitolo mostra come i sistemi di governo nei diversi angoli del continente siano stati caratterizzati da una marcata concentrazione e personalizzazione del potere, accompagnate da clientelismo e corruzione, con l’affermazione di regimi dittatoriali (militari) o scarsamente democratici (a partito unico) che hanno portato in molti casi al depauperamento del tessuto economico e al deterioramento delle istituzioni statuali. Il terzo capitolo è dedicato, appunto, alla crisi dello Stato africano che, tra innumerevoli conflitti interni alimentati anche dagli equilibri internazionali prima e dopo la guerra fredda, è all’origine dell’attuale fragilità delle istituzioni pubbliche e degli apparati amministrativi preposti a sostenerle.
Insieme al terzo, i successivi due capitoli costituiscono l’autentico nucleo interpretativo del libro. Il quarto, riservato alle guerre civili e ai conflitti armati, fa emergere le componenti etniche delle rivendicazioni insurrezionali, ma anche gli interessi economici delle rispettive parti coinvolte. A sua volta, il quinto capitolo si concentra sui processi di democratizzazione che si affacciano sulla scena africana dopo il crollo del muro di Berlino. Libere elezioni e multipartitismo, pur segnando un significativo passo in avanti, non riescono però a cancellare le malcelate derive autoritarie della storia più recente che, mostrando un’Africa dilaniata ma ancora capace di interpellarci, evoca nostre e altrui responsabilità.

Luigi Gaffuri