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Giovanni Di Capua – Mario Martinelli nel secolo delle contraddizioni – 2004

Giovanni Di Capua
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 354, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2004

Sponsorizzato da una Fondazione Ambrosius per gli studi sulla società lombarda, con sede a Mozzate (Como), il volume è stato scritto da un giornalista parlamentare di lunga esperienza come Giovanni Di Capua, originale coltivatore di memorie democristiane e raccoglitore di documenti che ha collocato ora in una istituzione chiamata ISDER, Istituto per la storia della democrazia repubblicana. Si tratta della biografia di un personaggio significativo della storia democristiana come Mario Martinelli, figlio di uno dei capi del Partito Popolare a Como (l’operaio tintore e sindacalista Abbondio Martinelli), fondatore della DC dopo un’esperienza resistenziale, leader indiscusso per molti anni della DC comasca e suo rappresentante autorevole al Parlamento nazionale e negli organi centrali di Partito, oltre che nel governo (fu più volte ministro, tra Commercio Estero e Trasporti, con una breve parentesi alle Finanze). Con qualche esagerazione, nella presentazione al volume, si parla di lui come il ?patriarca della democrazia comasca?, che ?ha dominato la scena politica comasca per circa un’ottantennio? (parole del sindaco di Mozzate, Giancarlo Galli, p. 8). Il che, anche per un personaggio scomparso novantacinquenne nel 2001, sembra un poco eccessivo.
La figura di Martinelli viene ricostruita soprattutto sulla base di fonti a stampa, sulla pubblicistica locale e richiamando i suoi interventi sulla stampa democristiana e sugli organi di corrente (integrati da qualche documento inedito). Ne emerge un rappresentante del ?pragmatismo tipico del moderatismo lombardo, poco incline alle teorizzazioni culturali? (p. 259), dotato di solido senso della democrazia dei partiti, anticomunista convinto, fautore di una modernizzazione prudente del paese, attento ai rapporti internazionali. La ricostruzione biografica è inserita in una narrazione cronachistica a volte molto dettagliata della storia democristiana, ricca anche di divagazioni che con Martinelli hanno poco a che fare (come ad esempio le pagine sul primo sciopero dei magistrati, pp. 283-286). Il tema più seguito, con utili elementi informativi, è quello della collocazione del protagonista nelle vicende interne al Partito: esordendo come dossettiano, egli seguì poi Fanfani in Iniziativa Democratica, per diventare un acerrimo nemico del centrosinistra, militante della corrente scelbiana di Centrismo Popolare. Ma verso la fine degli anni ’60 si riconciliò con la leadership di Moro (proprio nel momento in cui questi rompeva definitivamente con i dorotei), che abbandonò per un ritorno nel gruppo fanfaniano nel decennio successivo. Lo stesso autore del libro si interroga, senza offrire grandi spiegazioni, attorno a questo percorso non lineare, da grande notabile che intrecciava questa navigazione personalizzata e disinvolta nella politica nazionale con un solido controllo del Partito a livello locale (sempre ricordato nelle pagine del volume, ma non particolarmente illuminato nei suoi meccanismi).

Guido Formigoni