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Giovanni Melanco (Alfredo) – Annarosa non muore – 2002

Giovanni Melanco (Alfredo)
Prefazione di Mario Isnenghi, Presentazione di Mirco Melanco e Matilde Parmini M

Anno di pubblicazione: 2002

Nell’ampia memorialistica della Resistenza questo libro va collocato nella categoria delle memorie scritte dopo un notevole lasso di tempo. Melanco era nato a Valmorel (Belluno) nel 1925; partecipò alla Resistenza sulle montagne fra le province di Belluno e di Treviso diventando commissario del battaglione Fulmine della divisione garibaldina Nanetti; dopo la liberazione prese il diploma di geometra; fu sindacalista della CGIL e consigliere comunale per il PCI nel suo paese d’origine. Cominciò a scrivere i suoi appunti nel 1981; morì nel 1991. Il libro sollecita dunque innanzi tutto la riflessione sul distacco temporale che è stato necessario per elaborare e rendere pubblica la memoria di un periodo cruciale della vita del narratore e dell’intero popolo italiano.
La scrittura scorre semplice, pacata e senza retorica, anche quando Melanco racconta delle imprese di cui è partecipe e guida. Chiara risulta la complessità dell’esperienza vissuta. I valori per i quali combatte sono dati per scontati, quasi ovvi. Sullo sfondo della avversione locale contro gli invasori del 1917 (i tedeschi della seconda guerra appaiono gli eredi naturali degli austriaci della prima o addirittura di quelli del 1866) si innestano con naturalezza l’antifascismo e la giustizia sociale (?le donne, dopo il parto, lasciano la famiglia per vendere il latte materno ai figli dei signori?: p. 26).
Particolare attenzione è rivolta all’esercizio della giustizia sia verso i nemici catturati (lasciarli liberi o fucilarli: non ci sono prigioni), sia verso i compagni che si macchiano di reati nei confronti della popolazione o all’interno della formazione stessa (rimproveri, espulsione, o fucilazione). Per accertarsi se un milite della X Mas catturato dica il vero quando racconta dell’aiuto dato ad un gruppo di partigiani piemontesi viene inviata una staffetta in bicicletta ? Annarosa, appunto- fino a quelle lontane valli, e in base al suo rapporto il fascista viene creduto e lasciato libero.
Duri appaiono specialmente i reduci della guerra di Spagna. Guardati con sospetto, almeno in un primo momento, gli studenti. La distinzione tra partigiani della montagna e ?territoriali? che vivono in paese e accorrono nei momenti di bisogno fornisce una chiave per interpretare i rapporti con la popolazione. Sbrigativo e senza alternative è il modo in cui Melanco viene reclutato nel PCI: sei molto bravo, quindi non puoi non far parte del nostro partito.
Delicato e sobriamente descritto è il rapporto del protagonista con Annarosa, figlia di un malgaro, cuciniera e staffetta.

Claudio Pavone