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Giovanni Paoloni, Cristina Cavallaro (a cura di) – Dal bibliobus alla ?grossa iniziativa?. Luciano Bianciardi, la biblioteca, la casa editrice nel dopoguerra, Atti del convegno internazionale di studi per l’ottantesimo della nascita, Viterbo-Grosseto 21-2

Giovanni Paoloni, Cristina Cavallaro (a cura di)
Manziana (Roma), Vecchiarelli Editore, pp. 220, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2004

Bibliotecario, giornalista, traduttore, scrittore, consulente editoriale, operatore culturale, ma anche intellettuale inquieto e testimone lucidissimo di un’epoca. Sono questi i principali aspetti della multiforme personalità di Luciano Bianciardi (Grosseto 1922-Milano 1971) analizzati nei contributi raccolti negli atti del convegno promosso dal Dipartimento di Storia e culture del testo e del documento dell’Università della Tuscia e dalla Fondazione Bianciardi.
Conseguita la laurea in filosofia a Pisa, nel 1948 Bianciardi viene incaricato dal Comune di Grosseto di riorganizzare la Biblioteca Chelliana gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1943 e da una piena dell’Ombrone. Valerio Fusi e Giovanni Di Domenico rivolgono le attenzioni alle iniziative da lui intraprese per ?trasformare la Chelliana da biblioteca storica a moderno strumento di lavoro e di crescita culturale della nuova cittadina e del territorio maremmano? (Di Domenico, p. 33). In questi stessi anni, Bianciardi mostra una costante attenzione alle tematiche sociali, come testimonia la coraggiosa inchiesta sui minatori maremmani pubblicata in collaborazione con Cassola.
Con il trasferimento a Milano nel 1954 e la breve partecipazione al progetto editoriale di Giangiacomo Feltrinelli (la ?grossa iniziativa?), si apre una fase completamente nuova nella vita di Bianciardi, caratterizzata da un atteggiamento di aspra critica nei confronti della disumanizzante ?modernità? metropolitana e dalla mancata ricomposizione, sul duplice piano teoretico ed esistenziale, del rapporto antinomico fra centro e periferia (temi trattati da Adolfo Turbante, G. Paoloni e Antonello Ricci). Alla produzione letteraria di Bianciardi e alla sua intensa attività di traduttore sono dedicati numerosi interventi. Mark Pietralunga si sofferma sugli echi provocati dalla traduzione americana del suo romanzo più noto, La vita agra; Jacqueline Brunet e Orsetta Innocenti espongono le difficoltà incontrate nel rendere in altra lingua le peculiarità lessicali dello scrittore grossetano. Maria Jatosti, compagna nella vita e a lungo sua collaboratrice, traccia un vivido profilo del Bianciardi traduttore; Maria Pia Betti illustra un progetto di ricostruzione di concordanze sulla lingua da lui utilizzata. Le scelte editoriali operate da Bianciardi per la pubblicazione delle sue opere sono esaminate da Irene Gambacorti, mentre Velio Abati focalizza il ruolo ricoperto da Bianciardi nell’industria editoriale degli anni Cinquanta e Sessanta. Alcune riflessioni di Ottavio Cecchi, un saggio sulla catalogazione del Fondo Bianciardi (Elisa Parotto) e una scelta di suoi brani sulla lettura (Piero Innocenti) completano un volume che offre molti elementi utili per riflessioni e ulteriori approfondimenti sia su Bianciardi, sia su anni cruciali per la cultura e la società italiane.

Giorgio Palmieri