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Giovanni Pirelli. Intellettuale del Novecento

Mariamargherita Scotti (a cura di)
Milano, Mimesis-Fondazione Isec, 254 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2016

l volume raccoglie gli atti di un convegno organizzato dalla Fondazione Isec nel 2014 con la Soprintendenza archivistica per la Lombardia.
La curatrice – forte di una monografia sull’organizzazione della cultura nella sinistra socialista a cavallo fra anni ’50 e ’60 – si occupa da tempo della figura di Giovanni Pirelli, del quale ha in cantiere una biografia.
Uno dei punti di forza del libro è il suo prestare grande attenzione critica alla «biografia come conflitto di soggettività» (p. 63) e il riflettere su come si studiano le biografie, anche dal punto di vista metodologico, a partire dagli archivi di persone. Si tratta in questo caso dell’archivio privato di Giovanni, ordinato e organizzato in due serie principali, descritto, digitalizzato e reso disponibile agli studiosi da parte della famiglia, ricco di materiali solo in minima parte editi (e di cui l’Appendice documentaria propone un’originale selezione), fonte privilegiata per lo studio di un ampio ventaglio di percorsi e relazioni amicali, familiari, intellettuali e politiche.
Un pregio non minore è quello di riaccendere l’interesse per una figura di studioso, di letterato e di militante trascurata rispetto alla sua significatività nella storia della sinistra italiana, o quanto meno appiattita su poche dimensioni. Pirelli (1918-1973) è noto soprattutto per la pubblicazione delle lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana ed europea (in due raccolte curate con Piero Malvezzi rispettivamente nel 1952 e nel 1954 e più volte riedite) e per aver rotto con la borghesia imprenditoriale a cui apparteneva: primogenito di Alberto Pirelli, nel 1948 rinuncia al ruolo che gli era destinato nell’azienda di famiglia. Una frattura, questa, ripercorsa nel carteggio con il padre (Legami e conflitti. 1935-1965) edito nel 2002 da Archinto (editore che, già nel 1990, aveva pubblicato le loro lettere 1938-1943 in Un mondo che crolla, affidandole alla curatela di Nicola Tranfaglia).
Il libro curato da Scotti esce invece da una simile «cornice obbligata» (p. 7) senza dimenticarla; facendo leva sul ripensamento del concetto stesso di resistenza illumina l’attività e l’impegno poliedrico di Pirelli organizzatore di cultura, e il ruolo in alcune reti internazionali a sostegno dei movimenti di liberazione, a cominciare da quello algerino. Questa la silhouette proposta dalla Prefazione del volume: «erede designato di una delle più potenti dinastie industriali italiane, entusiasta […] ufficiale nella guerra fascista, partigiano, studioso di storia, scrittore, azionista della casa editrice Einaudi, presidente delle Edizioni del Gallo [poi Bella Ciao], amico di intellettuali […], raffinato collezionista d’arte contemporanea, appassionato e aggiornato spettatore [e autore] di teatro, militante socialista […], autore di documentari […], finanziatore e sostenitore dei movimenti di liberazione anticoloniale […], biografo e primo diffusore delle opere di Frantz Fanon in Italia, librettista d’opera per Luigi Nono […]» (p. III). I nove contributi che compongono il libro documentano la molteplicità di queste traiettorie.

Roberta Garruccio