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Giuliana Mazzi, Guido Zucconi (a cura di) – Daniele Donghi. I molti aspetti di un ingegnere totale – 2006

Giuliana Mazzi, Guido Zucconi (a cura di)
Venezia, Marsilio, 415 pp., s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume è il risultato di una ricerca collettiva dedicata alla figura di Daniele Donghi, «ingegnere polivalente e architetto del manuale» (1861-1938), conclusasi con la realizzazione di un convegno nel febbraio 2005. A monte di questo lavoro, coordinato da Guido Zucconi, va segnalato il programma di ricerca, avviato nel 2002 dalle Università di Padova e di Napoli, dai Politecnici di Milano e di Torino e dallo IUAV di Venezia, il cui tema riguarda il rapporto tra architettura e arti applicate (1850-1914). I numerosi contributi del libro tracciano il profilo di «tecnico onnicomprensivo» dell’ingegnere Donghi: l’attività di progettista e di funzionario a Torino e a Padova (F. Ceccarelli, F. De Pieri, E. Dellapiana, S. Pace, G. Monti, M. Maffei, M. Carraro, C. Rebeschini), il ruolo di divulgatore e di fruitore del «metodo Hennebique » (M. Scimeni, P.L. Ciapparelli, D. Ferrero, M. Rosso), l’impegno nell’insegnamento (G. Mazzi, A. Buccaro), l’opera manualistica e di divulgazione tecnica (M. Savorra, A. Brucculeri, C. Barucci, O. Selvafolta). Due capitoli di carattere generale, che contestualizzano l’opera di Donghi, offrono una serie di contributi sul confronto tra la letteratura tecnica italiana e quella dei paesi di lingua tedesca (F.Mangone, M. Frank, M. Pogacnik, E. Godoli) e sulla cultura edilizia e sulle innovazioni tecnologiche in ambito italiano nel primo Novecento (A. Castellano, E. Godoli). Un insieme di apparati (cenni biografici, progetti, realizzazioni, scritti dell’ingegnere) chiude il denso volume degli atti (M. Savorra). Il pregio della pubblicazione è quello di offrire spunti interpretativi nuovi. Grazie ai metodi di rilevazione e all’ampiezza di indagine, dovuti alla documentazione originale e inedita del fondo Donghi, conservato presso lo IUAV di Venezia, questo volume colma una lacuna nell’ambito della storiografia architettonica e della cultura edilizia. Dalla maggior parte dei contributi emerge il ruolo di Donghi come protagonista di una fase di rinnovamento dell’architettura italiana tra Otto e Novecento, anche per merito dell’introduzione di nuovi materiali e di nuovi procedimenti costruttivi che influenzano l’opera teorica e pratica dell’ingegnere. Tuttavia l’attività polivalente di Donghi (ingegnere civile, tecnico comunale, docente, pubblicista) non deve essere letta unicamente dal punto di vista dell’innovazione del linguaggio. Come giustamente osserva Zucconi, le riviste e i manuali hanno un valore propulsivo per la diffusione dei metodi costruttivi, ma «dobbiamo chiederci se il mondo della costruzione fornisca elementi fondativi all’architettura, intensa in senso lato e non ridotta a solo problema di linguaggio» (pp. 25-26). A ciò bisogna aggiungere un’ulteriore riflessione sul ruolo fondamentale svolto dall’innovazione tecnologica e dallo sviluppo industriale che obbliga a un ripensamento della professione dell’ingegnere, dell’industria edilizia e dell’estetica architettonica in Italia tra Otto e Novecento. A questo proposito il volume offre un’interessante occasione di approfondimento critico.

Cristina Accornero