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Giuliano Procacci – La memoria controversa. Revisionismi, nazionalismi e fondamentalismi nel manuali di storia – 2003

Giuliano Procacci
Cagliari, AM&D, pp. 143, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2003

Nel 1981 M. Ferro mostrava con un vivace volume quanto sia interessante la ricerca comparativa sui manuali scolastici per capire le differenti culture storiche nazionali e l’uso politico che viene fatto dell’insegnamento della storia. La sua ricerca, che spaziava dall’URSS al Giappone, dall’India all’Armenia, dagli USA alla Spagna, dalla Cina all’Iran, aveva bisogno di essere aggiornata, perché in questi due decenni ci sono stati grandi cambiamenti, nel quadro politico internazionale e nella riflessione sull’insegnamento della storia. Questo libro di Procacci rappresenta il contributo atteso. L’autore individua come chiave di lettura della situazione attuale la tensione fra nazionalismo e cosmopolitismo e la applica, sulla base di un’ampia documentazione, a molti casi significativi. In primo luogo gli stati nati dalla dissoluzione dell’URSS, tutti caratterizzati da un’impostazione nazionalistica, con la significativa eccezione della Bielorussia, dove nel 1995 si è passati ad una impostazione panslavista, in accordo con il mutare della politica del presidente Lukashenko nei confronti della Russia. Poi gli stati della ex Jugoslavia, dai cui manuali emergono forti, quando non feroci, visioni nazionalistiche. Per quanto riguarda l’Asia l’autore esamina il difficile rapporto del Giappone con le sue responsabilità nella Seconda Guerra mondiale, soprattutto i crimini di guerra commessi in Corea e in Cina, nonché il fondamentalismo hindu in India, a cui fa da contraltare il fondamentalismo musulmano in Pakistan. Altri due capitoli trattano rispettivamente il conflitto fra israeliani e palestinesi e il dibattito metodologico sulla centralità dei contenuti o delle competenze in Gran Bretagna. L’ultimo capitolo è dedicato al più importante esperimento di rinnovamento dell’insegnamento della storia degli ultimi anni, i National Standards statunitensi, che sono stati al centro di roventi polemiche fra conservatori e liberals. L’autore esamina però solo gli Standards che riguardano la storia nazionale, e trascura invece la parte più significativa nel dibattito internazionale, quella che riguarda una nuova world history capace di superare ogni etnocentrismo e di presentare la storia dell’umanità intera. Un tema d’attualità anche in Italia: una visione mondiale della storia ispirava infatti anche il curricolo della Commissione De Mauro, pubblicato nel 2001 e oggetto di vivaci polemiche, che hanno contribuito al suo rigetto nella riforma del ministro Moratti, in cui l’insegnamento della storia è tornato all’usato e usurato eurocentrismo, con forti accenti nazionali e localistici. Anche la conclusione pessimistica dell’autore, che parla di insuccesso dei National Standards è da rivedere: è vero, come egli osserva, che essi hanno avuto finora un effetto limitato sugli Standards dei vari stati che compongono gli USA, autonomi in campo educativo, ma è anche vero che i corsi di world history, ispirati ai National Standards, si moltiplicano rapidamente, anche per l’attrazione che esercitano i relativi esami di Advanced Placement, la filiera di eccellenza nella scuola superiore, che si svolgono al livello federale e a cui quest’anno si sono iscritti circa 48.000 candidati.

Luigi Cajani