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Crispi e lo stato d’assedio in Sicilia – 1999

Giuseppe Astuto
Giuffré, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

Da anni impegnato in ricerche riguardanti la storia politica della Sicilia postunitaria, Giuseppe Astuto affronta con questo lavoro uno snodo decisivo della vicenda crispina come quello della rivolta dei Fasci siciliani sulla quale disponiamo da alcuni anni di vari saggi.
Gli aspetti più interessanti e innovativi di questo libro sono essenzialmente due: l’aver concentrato l’attenzione sul ruolo degli apparati dello Stato nei mesi precedenti e seguenti la proclamazione dello stato d’assedio e, in secondo luogo, l’analisi dei meccanismi repressivi messi in atto unitamente alle riforme economiche e sociali avviate e ai rapporti che queste definiscono tra élites politiche ed amministrazioni locali.
Il focus del lavoro è proprio centrato sulle modalità adottate da Crispi per uscire dalla grave crisi apertasi con l’agitazione dei Fasci. Secondo l’a., il “siciliano italianissimo”, come ebbe a definirlo J. Dickie in un saggio pubblicato su “Meridiana” nel 1985, avvertì la necessità di una presenza attiva dello Stato e di leggi speciali che assicurassero un più forte controllo sociale e il miglioramento della situazione economica. Partendo da questa analisi e conoscendo in maniera approfondita le condizioni dell’isola, Crispi articolò l’intervento statale su tre distinti livelli: quello repressivo, caratterizzato dall’adozione di misure speciali quali la censura, il domicilio coatto e lo scioglimento delle organizzazioni operaie, quello delle riforme attraverso le quali puntò al riordino amministrativo, al controllo delle finanze locali, e quello politico attraverso la riduzione del suffragio mediante la revisione delle liste elettorali e la riorganizzazione delle forze liberali.
Tutte le misure adottate si caratterizzarono per il loro carattere “regionale”: elemento questo su cui Astuto insiste sottolineando come in molti casi il caso siciliano servì da laboratorio dove sperimentare provvedimenti che in seguito furono applicati a livello nazionale. L’articolazione del volume riflette questi tre distinti livelli dell’intervento crispino, con capitoli rispettivamente dedicati alla repressione dei Fasci, alle riforme avviate, agli interventi in campo politico affidati ad un manipolo di fidati prefetti. Quest’ultimo capitolo si presenta a nostro giudizio come il più interessante, in quanto offre uno spaccato del personale politico crispino impegnato sul territorio nella rigenerazione delle forze liberali e nella costruzione del consenso alle politiche governative.

Renato Camurri