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Giuseppe Colombo – Angelo Bellani e le istituzioni caritative nella storia di Monza – 2002

Giuseppe Colombo
Monza, Società degli studi monzesi, pp. 206, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2002

Attorno alla figura di Angelo Bellani, intellettuale poliedrico come molti suoi contemporanei ? fu ricercatore nel campo della fisica e storico locale (come dimostrano i suoi studi a difesa della Corona ferrea) ? e filantropo illuminato, scorrono le pagine del bel volume (anche dal punto di vista grafico) di Giuseppe Colombo. La vita e l’opera di don Angelo Bellani si sviluppano a cavallo di due secoli: il Settecento, età dei Lumi e delle riforme, e l’Ottocento, stagione romantica e politicamente segnata dal Risorgimento nazionale. Nato a Monza nel 1776 in una famiglia di ricchi commercianti, Bellani è principalmente figlio dell’Illuminismo come dimostrano i suoi studi naturalistici (si interessò dell’allevamento del baco da seta; compì studi sulla rotazione agraria,sull’igiene delle risaie, sull’apicoltura, sulla mietitura) e nel campo della fisica (a lui si devono alcune interessanti invenzioni quali uno speciale termometro che indica non solo la temperatura del momento ma anche quella minima e quella massima riscontrata), ma nel cosmopolitismo imperante di quella stagione non trascura il mondo a lui più vicino: Brescia, la sua città, alla quale, in morte, lascia in eredità un’opera filantropica di grande rilevanza: l’opera pia che porta il suo nome, rivolta principalmente ai soggetti più deboli della comunità: i bambini orfani. La prima realizzazione infatti fu l’orfanotrofio femminile, chiuso nel 1957 a seguito dell’applicazione delle nuove leggi che prevedono diverse soluzioni al problema degli orfani (adozione, affido); di recente sostituito con strutture per anziani.
La figura di Angelo Bellani si pone storicamente come erede di una tradizione di benefattori che intendevano l’intervento sociale come pietas cristiana, ma la sua opera si colloca in quella stagione della storia che vede le istituzioni assistenziali divenire ?servizio pubblico di cui la società civile si fa carico secondo criteri umanitari e di giustizia sociale? (p. 25). Non a caso Bellani volle che la gestione del suo patrimonio fosse affidata alla Chiesa e al Comune, per un’amministrazione integrata fra le diverse parti in causa.
L’Opera pia Bellani è la realizzazione del lascito testamentario di don Angelo che decise di lasciare erede del suo patrimonio il Comune di Monza affinché ne facesse un uso ?a favore dei poveri?, non come elemosina ma attraverso la costruzione di un istituto di soccorso e di assistenza. Da qui quell’insieme molteplice di attività che appartengono alla storia ?benefica? di Brescia ? e che l’autore propone in pagine di sintesi ? ancor oggi presenti nel tessuto cittadino con tre case d’accoglienza per anziani, nel chiaro rispetto della volontà del Bellani.
Il volume si chiude con un contributo, riccamente corredato di immagini, di Simonetta Coppa dedicato al patrimonio artistico dell’Opera pia Bellani e con un’appendice documentaria di rilevante interesse per chi si occupa di studi di storia della beneficenza e dell’assistenza.

Elena Musiani