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Giuseppe Tamburrano – Il «caso» Silone – 2006

Giuseppe Tamburrano
Appendice di Gianna Granati, Torino, UTET, 117 pp., euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2006

La controversia sul «caso» Silone ha attraversato un decennio né accenna ad esaurirsi, anzitutto perché il dibattito storiografico sull’effettiva valenza spionistica, sulla consistenza e durata dei rapporti intercorsi tra Ignazio Silone e la polizia fascista, si è intrecciato a un più vasto e aspro confronto, giocatosi polemicamente sulla stampa d’opinione, dove la vicenda è assurta a fondamento di una rappresentazione critica dell’opposizione al regime, ridimensionata nel suo valore morale e politico proprio alla luce della casistica dei vacillamenti, delle contraddizioni, delle ambiguità ascrivibili ai singoli antifascisti. Questi slittamenti sul piano della polemica ideologica non hanno giovato all’accertamento della verità e all’elaborazione interpretativa, polarizzata a tutt’oggi tra innocentisti e colpevolisti. Tamburrano denuncia in queste pagine lo stravolgimento del «caso» dovuto alla strumentale e superficiale mediazione giornalistica e ripercorre i passaggi della querelle, cui ha già preso parte con diversi articoli e, in particolare, con Processo a Silone (coautori G. Granati e A. Asinelli, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2001), di nuovo contestando analiticamente le conclusioni storiografiche di Dario Biocca e Mauro Canali (L’informatore Silone, i comunisti e la polizia, Milano, Luni, 2000; M. Canali Le spie del regime, Bologna, il Mulino, 2004; D. Biocca, Silone. La doppia vita di un italiano, Milano, Rizzoli, 2005). Il dissenso verte su quattro punti- chiave: a) l’identificazione di Ignazio Silone con il confidente dell’OVRA n. 73/Silvestri è a suo avviso frutto di deduzioni e congetture non condivisibili; b) la retrodatazione, suggerita da Biocca e Canali, al 1919 del rapporto tra Silone e Guido Bellone, suo interlocutore nella polizia politica, consentirebbe di estendere la frequentazione tra i due a più di un decennio facendone un dato strutturale della doppia vita del marsicano, mentre, secondo Tamburrano, solo il condizionamento legato alla carcerazione del fratello Romolo e il proposito di Silone di giovargli costituiscono la logica motivazionale di quell’ambiguo scambio circoscritto al triennio 1928-30; c) la conclusione degli autori citati che Silone sia stato un elemento prezioso del sistema spionistico, tanto che, grazie a lui, la polizia politica mise a segno operazioni mirate con l’arresto di militanti è confutata quale esito dell’erronea attribuzione e datazione di relazioni fiduciarie, confermandosi per Silone l’invio di informazioni scevre di intenti delatori, con contenuti di scarsa utilità concreta su dati già noti. Infine d) la collaborazione intrattenuta con l’Office of Strategic Service americano tra il 1942 e il 1944, letta come conferma della vocazione spionistica di Silone, va invece intesa come «finalizzata alla lotta e alla vittoria contro il fascismo e il nazismo» (p. 44). Nell’appendice Gianna Granati controbatte le scelte interpretative degli autori citati esaminandone le «prove» estrapolate dalle carte di polizia. Il volume assume il tono di una puntigliosa requisitoria, convincente in più punti, ma passionalmente ancorata all’assunto dell’integrale difesa di Silone.

Elisa Signori