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Gloria Arbib, Giorgio Secchi – Italiani insieme agli altri. Ebrei nella resistenza in Piemonte 1943-1945 – 2011

Gloria Arbib, Giorgio Secchi
Torino, Zamorani, 248 pp., Euro 26,00

Anno di pubblicazione: 2011

Il volume prosegue e arricchisce un filone storiografico che in passato è stato trattato da vari studiosi, quali Formiggini, Picciotto e Cavaglion, a cui i due aa. fanno riferimento. Proprio Cavaglion nell’introduzione definisce la ricerca di Arbib e Secchi «uno strumento di lavoro: una sorta di dizionario biografico, che diventerà utilissimo per i ricercatori di domani» (p. 15). Infatti Italiani insieme agli altri in maniera minuziosa offre un quadro complessivo della partecipazione ebraica alla lotta contro i nazifascisti in Piemonte e in Valle d’Aosta, soffermandosi sulle province e su singole zone particolarmente significative, come le Langhe o singole vallate del Cuneese. Il Piemonte che, dalla formazione delle prime bande di alpini in Val Grana, può essere considerato la culla della Resistenza, fu anche la regione dove più stretti divennero i rapporti tra ebraismo e movimento partigiano. Una definizione supportata dai ben 174 nomi individuati dagli aa.: di questi, 105 aderirono alla Resistenza sin dal settembre 1943. Le donne che presero parte alla lotta, soprattutto come staffette, furono 21. Tra le tante storie ricostruite colpiscono quelle di Luigiotto De Fano e di Dino Pugliese che per contribuire alla guerra di liberazione rientrarono in Italia dalla Svizzera, rinunciando così ad un rifugio sicuro. Per ogni zona presa in considerazione gli autori offrono una breve descrizione delle fasi resistenziali e le schede dei partigiani ebrei attivi, ricche di citazioni bibliografiche e di brani tratti da testimonianze. Il volume ha il pregio di offrire una gran quantità di spunti di riflessione e approfondimento, lasciando aperte alcune questioni. Diverse testimonianze evidenziano come lo choc provocato dall’esclusione dalle scuole nel 1938 segnò tanti giovani che cinque anni dopo non esitarono a mettere in gioco la propria vita. Viene evidenziata la particolarità dell’ambiente ebraico torinese, animato da Leone Ginzburg e dal gruppo di Giustizia e Libertà, ed emergono alcuni ebrei antifascisti della prima ora. Viene dato spazio anche al concetto di appartenenza, su cui altri studi si sono di recente soffermati. Le testimonianze femminili consentono di far emergere l’impegno resistenziale di molti italiani e i numerosi episodi di assistenza nei confronti di ebrei in fuga. Gli aiuti occasionali spesso si incrociarono con l’attività delle reti clandestine, come la Delasem o il Comitato assistenza ebrei di Cuneo. Si tratta delle cosiddette «forme di lotta non armata» che si muovevano secondo logiche proprie. Esse tuttavia contribuivano a diffondere un clima di ostilità e rifiuto verso la Rsi: un atteggiamento rappresentato dall’episodio che ebbe come protagonista l’anziano contadino Pinulìn che aprì le porte di casa sua ad Augusto Segre. Altre ricerche in passato hanno ricostruito episodi di altissimo valore umano e civile verificatisi in Piemonte e forse avrebbero meritato una citazione nelle note o nella bibliografia conclusiva, un po’ scarna: forse l’unica pecca di un volume prezioso che consente di riflettere sul concetto di Resistenza ebraica al centro di critiche e discussioni.

Andrea Villa