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Guido Gonella. Giornalista e politico

Michelangelo Bellinetti
Brescia, Morcelliana, 184 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume di Bellinetti si situa a un crocevia particolarmente interessante: nella ricostruzione
della vicenda umana e professionale di Guido Gonella convivono infatti storia del
giornalismo, storia del movimento cattolico, storia delle istituzioni e filosofia politica.
La prima parte è una biografia del protagonista (72 pp. ), giornalista, stretto collaboratore
di De Gasperi, segretario della Dc tra il 1950 e il 1953, più volte ministro di Grazia
e Giustizia e della Pubblica Istruzione. Ciò che emerge è la sua dedizione alla libertà,
che gli costò la reclusione nel 1939 a seguito di alcuni articoli apparsi su «L’Osservatore
Romano», e fu al centro delle sue riflessioni di studioso e di politico. L’altro grande tema
affrontato in questa sezione, ricostruito con dovizia di particolari, è l’impegno di Gonella
a favore dell’istituzione dell’Ordine dei giornalisti, nato nel 1963. Tra le principali novità
apportate dall’Ordine, strenuamente difeso da Gonella, c’erano l’autonomia della categoria
giornalistica e lo svincolamento dal condizionamento editoriale per l’accesso alla professione.
Insomma, meno pressioni esterne e possibilità di autogovernarsi da parte della
categoria. Il che, dopo il fascismo, rispondeva a un’esigenza diffusa, a maggior ragione in
un settore che era stato sottoposto a forti manipolazioni come quello dell’informazione.
Tuttavia, ricorda l’a., non sono mancati oppositori di rilievo: Luigi Einaudi arrivò a sostenere
che «ammettere il principio dell’Albo obbligatorio sarebbe come un resuscitare i
peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche
acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non conformisti» (p. 36).
Nella seconda parte del libro sono raccolti due incisivi scritti di Gonella: la relazione
introduttiva di oltre due ore al I Congresso della Dc nell’aprile 1946, pronunciata su
incarico di De Gasperi, e un lungo articolo pubblicato nel 1959 sulla libertà di stampa,
i suoi limiti e le responsabilità dei giornalisti. Dei due scritti, il secondo è più di natura
«tecnica», mentre il primo, noto come «discorso delle 27 libertà», si è rivelato essere attualissimo
e molto stimolante. Un discorso incentrato sulla persona, alla ricerca di una terza
via, progressista e al contempo solidale, tra l’approccio alla libertà individualista del laissez
faire e quello statalista di stampo sovietico.
Proprio per l’originalità del discorso, il maggior pregio del libro è quello di aver contestualizzato
il momento storico, sottolineando che solo in parte la Carta costituzionale
e gli stessi politici democristiani fecero proprie le idee di Gonella. Nella bibliografia assai
scarna e nell’assenza sia di note che di riferimenti archivistici risiede invece il più evidente
limite del volume. Ciò non toglie che si tratti di un valido strumento

Federico Robbe