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I partiti in Italia dal 1945 al 2018

Piero Ignazi
Bologna, il Mulino, 351 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2018

Con lodevole capacità di sintesi e con linguaggio semplice e incisivo, Ignazi ripercorre la storia dei partiti in Italia nell’arco dei settanta e tre anni dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi. L’analisi di ogni organizzazione politica, identificata attraverso le categorie di partiti storici estinti, partiti storici resilienti, partiti nuovi e il nuovo per eccellenza, percorre le quattro parti che compongono il volume la cui chiave di lettura sta nella stessa denominazione di queste fasi, sintetizzate anche nelle Conclusioni.
Si comincia con l’età dell’oro, quella del consenso diffuso e della piena legittimità, che più o meno coincide con i primi trent’anni del dopoguerra quando i partiti assumono il ruolo di veri e propri costruttori della Repubblica democratica. Le radici impiantate nella società sono forti, anche se a metà degli anni ’70 viene progressivamente meno la loro capacità di ascoltare e comprendere quale profonda mutazione si stia preparando nel mondo e in Italia. A questa data l’a. indica il passaggio all’età del ferro destinata a durare fino ai primi dei ’90, durante la quale «il controllo delle risorse e la presa sulla società at- traverso la colonizzazione dello Stato diventa sempre più stringente», via via con la perdita del consenso, ma anche delle spinte ideali di cui i partiti erano portatori (p. 322). Crescono infatti il disinteresse per la politica e il sentimento di progressiva estraneità diffuso tra i cittadini, come mostrano anche i dati sull’astensionismo e sul non voto. L’allargarsi della frattura società politica-società civile porta a una vera e propria crisi di legittimità con il crollo della prima Repubblica quando si dissolvono tutti i partiti storici.
La denominazione di età dell’argilla per la fase successiva al 1992-1994 dà la misura della fragilità dei partiti la cui stessa esistenza, in quanto nati sul modello dei partiti di integrazione di massa novecenteschi, è ormai in discussione. Disperse le risorse umane e strutturali alla base del loro profondo radicamento nella società, le organizzazioni politi- che appaiono sempre più fragili al loro interno e contendibili da nuovi soggetti esterni, come indica la parabola del Movimento cinque stelle, l’ultimo arrivato, il nuovo per eccellenza, del quale l’a. offre un identikit pieno di spunti interpretativi di grande interesse. Espressione dell’individualismo postmoderno e postmateriale, intessuto di miti – l’utopia della rete incarnata dalla Casaleggio – la creatura politica di Grillo sfugge alle classiche catalogazioni dei partiti populisti, anche perché con l’ingresso al governo sembra essersi distaccato dalla constituency giovanile e protestataria delle origini.
Si tratta comunque dell’ultimo tassello di questo grande affresco composto da Ignazi attraverso il felice intreccio tra politologia e storia, funzionale a una comprensione più lucida di quanto si sia e si stia trasformando il sistema democratico italiano, fondato nel 1945 sui partiti (la Repubblica dei partiti come l’aveva definita Scoppola). Resta l’interrogativo angosciante se e con quali strumenti si possa garantire la rappresentanza dei cittadini che è alla base della democrazia.

Simona Colarizi