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I volontari partigiani nel rinnovato esercito italiano

Carlo Smuraglia (a cura di)
Roma, Viella, 128 pp., € 16,00

Anno di pubblicazione: 2018

Se molto è stato scritto sulle vicende italiane successive all’8 settembre 1943, nel campo
degli studi scarsa attenzione è stata riservata all’impegno italiano nel secondo conflitto mondiale
dopo la ricostituzione del suo esercito e, più nello specifico, ai «gruppi di combattimento
», ossia alle unità che accompagnarono le truppe alleate nella campagna d’Italia giovandosi
del fondamentale apporto di ex partigiani provenienti dalle aree del paese già liberate.
Al fine di rivalutare questa singolare esperienza, «pienamente degna di essere considerata
parte integrante del grande quadro della Resistenza, latamente intesa» (p. 113), nel
febbraio 2017 l’Anpi organizzò un convegno a Terni, specificatamente incentrato sul ruolo
dei volontari umbri, per dare poi alle stampe questo agile volume che raccoglie gli interventi
colà svolti.
Certamente pregnante è, in apertura, la testimonianza di Smuraglia, presidente emerito
dell’Anpi e volontario della divisione Cremona, che distingue appropriatamente tra «due
scelte»: quella «di libertà» (p. 23), alla base della adesione di tanti ai gruppi partigiani dopo
l’armistizio, e quella «politica» dell’arruolamento volontario per combattere una «seconda
guerra», identificando con tale aggettivo il desiderio che il conflitto terminasse, l’interesse per
una non sconveniente collocazione dell’Italia al tavolo della pace e l’auspicio di una riforma
democratica delle Forze Armate.
Da Lio esamina il processo di ricostruzione della Cremona, nel settembre 1944 riorganizzata
come gruppo di combattimento alle dipendenze dell’VIII armata britannica. Tale
unità, nella quale fu inquadrata la maggior parte degli ex partigiani – rappresentando quindi
in modo emblematico «l’autentica fusione tra componenti diverse della guerra italiana di
Liberazione» (p. 52) –, fu protagonista dell’ultima offensiva alleata, partecipando alla liberazione
di Alfonsine (le cui tappe sono tracciate nel volume da Cecini) e successivamente di
Venezia.
La parte centrale del libro è dedicata all’Umbria. Venanzi ricorda la partecipazione dei
trecento volontari ternani alla Cremona, mentre Bitti e Tacchini analizzano la composizione
e il ventaglio di motivazioni che spinse all’arruolamento i partigiani provenienti rispettivamente
dall’area perugina e dall’alta Umbria.
Il saggio conclusivo di Mira rappresenta indubbiamente il principale contributo scientifico
del volume. L’a. affronta le questioni legate alla costituzione del nuovo esercito e, al
suo interno, dei gruppi di combattimento. Al centro dell’indagine è però la componente
partigiana delle formazioni regolari. L’a. chiarisce le ragioni individuali e gli obiettivi di fondo
che spinsero le forze del Cln, e in particolare il Pci, ad organizzare, dall’estate del 1944,
il reclutamento dei volontari, non tralasciando di mettere in luce le resistenze di ufficiali e
soldati e le difficoltà relazionali tra soggetti portatori di esperienze molto diverse (la guerriglia
partigiana gli uni, la guerra regolare gli altri), così come la modesta – e temporalmente assai
limitata – attuazione delle innovative proposte di riforma delle forze armate.

Carmelo Albanese