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Il 25 aprile dopo il 25 aprile. Istituzioni, politica, cultura

Paolo Carusi, Marco De Nicolò (a cura di)
Roma, Viella, 199 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2017

La storia dei grandi eventi che hanno segnato la vita di un paese va ben oltre lo stretto periodo in cui essi si sono consumati. È acquisizione nota, che ha raggiunto una più robusta consapevolezza metodologica grazie all’attenzione che la storiografia ha dedicato al nesso tra quadri sociali della memoria, usi pubblici della storia, rappresentazioni. Nel caso dell’Italia uscita dalle macerie della seconda guerra mondiale, il 25 aprile riassume emblematicamente le tante implicazioni di questo assunto.
Il libro si inserisce all’interno di un filone di studi ormai consolidato, che nell’ultimo ventennio ha esplorato il tema del 25 aprile e delle sue manifestazioni rituali nella più ampia cornice della presenza della Resistenza nello spazio pubblico dell’Italia repubblicana. L’obiettivo, esplicitato nel sottotitolo, è quello di dar conto della pluralità di percorsi, campi semantici e della loro simultanea incidenza nella società. La prima parte si sofferma sul discorso istituzionale e politico: in quanto «festa della liberazione», il 25 aprile è osservato nella prospettiva dei vertici istituzionali (Agostino Bistarelli), visto come specchio delle dinamiche che hanno animato le forze politiche nelle diverse stagioni della storia repubblicana (Marco De Nicolò e Marco Gervasoni), commentato attraverso le voci degli irriducibili oppositori della destra postfascista, che lo bollarono come «festa dell’odio» (Alessandra Staderini). La seconda parte, incentrata sulle culture e i linguaggi, propone una selezione di itinerari di ricerca: le «parole» della Liberazione (Riccardo Gualdo), la produzione cinematografica (Maurizio Zinni), le canzoni d’autore (Paolo Carusi); infine un confronto incrociato, centrato sulla «medesima ricerca di una modalità espressiva corale» (p. 186), tra la poesia 25 aprile di Alfonso Gatto (1946) e il romanzo di Nanni Balestrini Una mattina ci siam svegliati (1995) (Massimo Castoldi).
Nel complesso, con diversi livelli di approfondimento analitico e di apertura al confronto con le ricerche esistenti, il libro costituisce una utile messa a punto storiografica e si distingue per lo sguardo focalizzato sulla giornata «in sé», fatti salvi gli ovvi richiami che la legano al contenitore più ampio della memoria resistenziale. Ne derivano alcune domande e sollecitazioni interessanti (ad esempio, l’invito a un dialogo più stretto tra storici e linguisti), che rilanciano gli interrogativi sui significati del 25 aprile (e in senso lato della Resistenza) nell’arena pubblica: una riflessione che appare tanto più attuale, a fronte delle trasformazioni più complessive che incidono sulla capacità di tenuta – storiografica, politica, simbolica – dei riferimenti su cui per molti decenni si è appoggiata la legittimazione dei vari soggetti della democrazia repubblicana.

Massimo Baioni