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Il dirottamento dell’Achille Lauro e i suoi inattesi e sorprendenti risvolti

Matteo Gerlini
Milano, Mondadori università, 238 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2016

l volume ricostruisce in maniera dettagliata il dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro, compiuto da un commando terroristico palestinese legato al Fronte per la Liberazione della Palestina (Flp) dal 7 al 9 ottobre 1985, nonché i convulsi eventi dei giorni successivi, che costituirono la più grave crisi diplomatica tra Italia e Stati Uniti. Solo dopo che i terroristi si arresero consegnandosi nelle mani delle autorità egiziane, si scoprì che avevano ucciso un passeggero della nave, Leon Klinghoffer, un ebreo americano paraplegico. Il governo egiziano decise perciò di consegnare i quattro terroristi alla giustizia italiana, facendoli imbarcare su un Boeing 737. L’aereo venne tuttavia intercettato in volo da caccia americani e fatto atterrare alla base Nato di Sigonella, perché i membri del commando fossero prelevati e consegnati alla giustizia americana. Washington pretendeva l’estradizione dei quattro terroristi nonché dei due palestinesi membri dell’Olp, Hani al Hassan e il leader del Flp Abu Abbas, che pure erano presenti sull’aereo. Washington considerava quest’ultimo responsabile del sequestro, mentre il governo italiano riteneva fosse stato cruciale nella negoziazione che aveva posto fine al dirottamento. Nonostante le pressioni americane, il governo italiano – Bettino Craxi a Palazzo Chigi e Giulio Andreotti alla Farnesina – arrestò i quattro dirottatori, lasciando che gli altri due raggiungessero Belgrado a bordo di un aereo di linea jugoslava.
Grazie ad un profondo scavo archivistico – l’a. ha consultato, insieme ad altre fonti primarie, le carte della Ronald Reagan Presidential Library e dell’Archivio Andreotti, nonché gli atti del processo della Corte d’appello di Genova – Gerlini ricostruisce le vicende dell’Achille Lauro mettendo in luce alcune novità rispetto a quanto fatto dalla storiografia precedente. Gli Usa si erano opposti all’ipotesi che gli incursori italiani assaltassero la nave, ritenendo che «non fossero in grado» di portare a termine la missione con successo (p. 70), dimostrando una totale mancanza di fiducia nei confronti dell’alleato. Il Boeing 737 non era diretto a Tunisi per consegnare i quattro terroristi all’Olp – il presidente tunisino Bourghiba, su richiesta americana, si era opposto (p. 116) – ma a Roma Ciampino. Hani al Hassan era una figura chiave nei rapporti tra Olp e blocco comunista: ancor più dei quattro dirottatori e di Abu Abbas, Washington voleva catturare quest’ultimo, «a libro paga dello spionaggio rumeno» (p. 130). All’acme della crisi, Andreotti giunse persino a collegare «il problema Sigonella […] a Comiso» (p. 163), dove erano stati installati i cosiddetti euromissili, lasciando intendere un possibile ripensamento del governo italiano.
Nonostante uno stile talvolta un po’ contorto e qualche imprecisione – il massacro a Sabra e Shatila non iniziò il 18 settembre (p. 37) ma il 16, terminando la mattina del 18 – il volume è certamente interessante per le novità che l’a. presenta e per la sua capacità di inserire l’episodio dell’Achille Lauro all’interno del più ampio quadro internazionale della guerra fredda.

Arturo Marzano