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Il Mediterraneo delle Costituzioni. Dalla Repubblica delle Sette Isole Unite agli Stati Uniti delle Isole Ionie 1800-1817

Rosa Maria Delli Quadri
Milano, FrancoAngeli, 224 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume analizza, dalla prospettiva delle Isole Ionie, alcuni temi cruciali che caratterizzano
l’età napoleonica e il passaggio dall’ancien régime alla contemporaneità: la
rinnovata centralità del Mediterraneo nella ri-definizione della geopolitica europea, la
rivalità fra grandi potenze, il conflitto che coinvolge in particolare la Francia e la Gran
Bretagna, a cui corrisponde il confronto tra due diversi modelli politico-istituzionali in
grado di diffondersi rapidamente, innescando processi di modernizzazione e stimolando
la nascita di identità nazionali e istanze autonomiste.
Già studiati in relazione alla parte occidentale del Mare Nostrum, questi eventi vengono
adesso letti da un punto d’osservazione originale, saldando le vicende dell’Europa
postrivoluzionaria agli sviluppi della questione d’Oriente, e restituendo la centralità
dell’Eptaneso per le sorti dell’intero Mediterraneo. Lungi dal rappresentare una «periferia
», questo territorio si trasforma tra ’700 e ’800 in un laboratorio costituzionale, ma
anche in una regione calda su cui si condensano le mire espansioniste di Francia e Gran
Bretagna, e degli Imperi asburgico, zarista e ottomano.
Una storia affascinante e ben ricostruita che segue la vicenda delle Isole Ionie dal
1797 (fine del dominio veneziano) al 1817. Un ventennio «concitato», in cui l’arcipelago
è protagonista di eventi di rilievo che uniscono aspirazioni nazionali e relazioni internazionali:
la prima occupazione francese e la sollevazione contro gli invasori in seguito alla
pace di Tilsit; la creazione della Repubblica delle Sette Isole Unite – sostenuta da russi e
ottomani – che nel 1803, prima fra tutti gli Stati mediterranei, si dota di una Costituzione;
la riconquista da parte delle truppe napoleoniche (1807) e il successivo presidio
inglese che sfocia infine nel protettorato, sancito dal Congresso di Vienna e coronato
dall’emanazione della carta del 1817.
Grazie all’uso di un’estesa mole di documenti e di una vasta letteratura, l’a. ricostruisce
dettagliatamente il rapporto di protezione/controllo che la madrepatria britannica
instaurò con i ceti dirigenti locali: emerge la dialettica fra le istanze di autogoverno delle
élite – influenzate dal retaggio marciano – e le ambizioni «coloniali» inglesi, e spicca il
ruolo dell’alto funzionario Maitland, che plasma una carta di stampo moderato e «paternalistico
» in grado di demandare tutti i poteri al governo di Londra, sancendo «un palese
passo indietro rispetto […] alla Costituzione del 1803» (p. 153).
Più sintetica e meno esaustiva risulta l’analisi degli eventi precedenti al 1815. La
loro collocazione su scala transnazionale avrebbe permesso di definire meglio il ruolo di
laboratorio costituzionale assunto dal contesto mediterraneo, restituendo l’importanza
del primato ionico, tratteggiando le convergenze con le vicende di altre regioni – si pensi
alle «gesta» di Bentinck in Sicilia e in Catalogna, che anticipano quelle di Maitland
nell’Eptaneso – e, in ultima analisi, ricostruendo la genesi dei risorgimenti nell’Europa
meridionale.

Sebastiano Angelo Granata