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Il movimento del 1977 in Italia

Luca Falciola
Roma, Carocci, 270 pp., € 33,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il libro di Luca Falciola affronta un tema fondamentale per la comprensione della
storia politica dell’Italia repubblicana: il 1977, anno cruciale, vero e proprio crocevia tra
processi e tensioni che da tempo erano in corso in tutte le società occidentali e, allo stesso
modo, anno anticipatore dei cambiamenti e delle trasformazioni che avrebbero segnato i
decenni successivi. Questo studio s’inserisce, dunque, in un filone di ricerche che ha posto
al centro delle sue riflessioni l’ambivalenza di quello che è stato considerato dalla storiografia
uno spartiacque nella storia italiana, sistematizzando una letteratura, scientifica e
non, frastagliata e dispersa, e allo stesso tempo apportando un importante contributo di
conoscenze, grazie anche allo scavo compiuto in diversi archivi.
L’a. compie una ricognizione dei temi, degli scenari e dei principali avvenimenti
che scandirono il 1977: dalla crisi economica alle sue ricadute nella società, dalle trasformazioni
del sistema politico ai più importanti cambiamenti nelle culture giovanili e nei
costumi di quegli anni, dalla diffusione della violenza politica nelle sue diverse forme fino
all’analisi del comportamento delle istituzioni nel fronteggiare la contestazione e l’emergenza
terroristica. Ma grande attenzione viene data anche agli attori politici: i partiti
innanzitutto, con il Partito comunista divenuto uno dei principali bersagli della protesta,
e i movimenti collettivi, a partire dai movimenti femministi che innervarono la società
civile di rinnovate energie, aprendo a nuovi orizzonti di emancipazione.
Il libro, inoltre, impiega un approccio autenticamente interdisciplinare, capace di
analizzare l’insieme di queste tematiche da più punti di vista: dalla storia culturale e degli
intellettuali alle analisi delle scienze sociali e politiche. Si tratta del riflesso dei luoghi di
formazione di questo studio, maturato in diverse università tra Stati Uniti, Francia e Italia.
Colpiscono, poi, le sedi di conservazione dei documenti impiegati nella ricerca, tra i
tanti la Yale Beinecke Rare Book & Manuscript Library, a dimostrazione della rilevanza
della storia italiana degli anni ’60 e ’70 come laboratorio delle trasformazioni e dei conflitti
che avevano segnato l’Occidente capitalistico in quella stagione.
Proprio per questo insieme di ragioni è auspicabile uno sviluppo di questa ricerca in
chiave transnazionale, nonostante le difficoltà a conciliare la peculiarità del lungo ciclo
di mobilitazione collettiva che si è registrato in Italia con quello svoltosi in altri paesi
europei, ma con diversi tempi. Si tratta, tuttavia, di un lavoro necessario anche per una
maggiore definizione di concetti e categorie impiegati per lo studio degli anni ’70 – crisi,
trasformazione, violenza, rivoluzione, ecc. – che attendono ancora di essere ridefiniti in
sede storiografica, alla luce degli archivi e dei documenti oggi disponibili.

Guido Panvini